La colonia italiana 211 Salonicco dove certamente la lingua più diffusa è la nostra, manchi un ufficio postale italiano, il quale, sia detto tra parentesi, importerebbe una spesa minima, qualche centinaio di franchi all’anno e non più. La sopratassa che al nostro, come agli altri ufficii europei sarebbe devoluta, basterebbe a coprirne quasi interamente la spesa d’esercizio. La colonia italiana non ò molto numerosa: sono circa duemila e cinquecento persone. Ma, a differenza di ciò che accade pur troppo nella maggior parte delle nostre colonie, la maggioranza è formata di persone facoltose, e parecchi, come gli Abatini che ho citato poco fa e alcuni altri, posseggono fortune assai considerevoli. Molti sono israeliti, e di famiglie oriunde livornesi, perchè i Grauduchi di Toscana, quando gli Israeliti erano ovunque perseguitati, e anche in vista dello sviluppo che davano al commercio locale, avevano loro consentito di stabilirsi a Livorno. Naturalmente un gran numero di essi non ha nemmeno mai veduto l’Italia, ma sono affezionatissimi al loro paese, e quando nella colonia v’è qualcosa da fare che può tornare ad onore del nome italiano o giovare allo sviluppo degli interessi nostri, tutti concorrono con slancio. Quello di Salonicco è uno dei pochi esempii di colonia italiana ordinata, tranquilla, e che in fondo non deve dare dei grandi grattacapi al nostro Console generale Conte Thaon di Revel. Il quale ha cosi potuto, nei sei o sette anni dacché rappresenta il nostro Paese in quel porto dell’Egeo, dedicare la sua attività a favorirvi lo sviluppo del nostro commercio e a far dare un’organizzazione seria e pratica alle nostre scuole le quali dànno in genere ottimi resultati. Per l’Italia, più che per qualunque altro paese,