304 XI. - L’iTALIA E LA QUESTIONE d’oKIENTE gazione. Ora debbo aggiungere che nel giro di quindici o venti anni questi uffici hanno mutato residenza una decina di volte. I Belgradesi sono oramai abituati a vedere di quando in quando girare per le vie della città un carro con sopra una grande quantità di fasci di carte di varie dimensioni legati alla meglio o in vecchie scatole. Conoscono oramai il carro che trasporta da un tugurio ad un altro.... l’Archivio della Legazione d’Italia! Ognuno comprende ciò che di geloso contiene in generale un Archivio di questo genere. Tutte le altre Nazioni hanno provveduto a rendere stabile, quanto più è possibile, l’Ufficio della cancelleria, anche perchè i connazionali i quali hanno occasione di recarvisi pei loro affari, andando a Belgrado, non debbano tutte le volte andare in giro a cercare dove si è cacciato l’Ufficio. A Belgrado, dove tutte le altre Potenze hanno due o tre Segretarii od addetti, l’Italia è quasi sempre rappresentata dal solo Ministro. Così avviene che quando il Ministro va in licenza, o quando non vi è titolare effettivo, l’Italia è rappresentata dall’interprete cui rimane affidata la Reggenza della Legazione. Premetto che il dragomanno da molti anni addetto alla nostra Legazione è un’ottima e degna persona, meritevole di tutti i riguardi. Ma è troppo evidente, senza bisogno vi insista troppo, la situazione di inferiorità nella quale egli si trova come Reggente di fronte ai rappresentanti delle altre Potenze. Almeno fosse retribuito.... decentemente ! Per dimostrare a che punto arriva l’abbandono e la trascuratezza delle cose nostre da parte del Ministro degli Esteri in quella regione dell’Europa — e su per giù è dappertutto la stessa cosa — basti il