Gli Albanesi e la ferrovia 61 alle Autorità ottomane, le quali, in molti punti, come a Ipek per esempio, non hanno mai messo piede. In un paese precisamente vicino a Pritchina, parecchi anni fa, l’Autorità volle mandare una specie di sot^oprefetto e, siccome nessuno volle dare in affitto la propria casa al rappresentante dell’Autorità, fu necessario costruirne una. Gli Albanesi lasciarono fare. Ma il giorno precedente a quello nel quale il rappresentante del Governo doveva arrivare e prendere possesso, si riunirono in parecchie centinaia, mandarono un bel telegramma al Vali, dichiarando che dal momento che i loro avi avevano sempre vissuto indipendenti volevano continuare a fare lo stesso anche loro.... e diedero fuoco alla casa. 11 Governo Turco dopo quell’esperimento pensò bene di non occuparsene più. E Pritchina non è nemmeno, a stretto rigore, il posto peggiore. Un proverbio di que’paesi dice: Se costruisci una casa a Ipek non aprire mai finestre verso strada, — a Pritchina puoi farne ai primo piano, — e a Prizlend con delle spranghe di ferro puoi forse arrischiarti ad aprirne qualcuna anche al piano terreno.... Già gli Albanesi han considerato come un nemico pericoloso anche la ferrovia. E si comprende. Dal loro punto di vista tutto ciò che agevola le comunicazioni può finire per invogliare e facilitare l’Autorità a controllare quello che essi fanno e ad immischiarsi dei fatti loro. Quindi quando la ferrovia era in costruzione, hanno chiesto che passasse sempre ad una certa distanza dai paesi. Gli ingegneri hanno dovuto modificare in questo senso il tracciato, altrimenti ne avrebbero impedito la costruzione. E ancora, per ottenere il loro consenso alla costruzione