Le bombe dì dinamite 137 anche uso della dinamite. Quando si vedono alle strette, o perchè soverchiati da forze preponderanti, o perchè il clima inclemente sulle cime dei monti non permette loro di rimanervi a lungo, si avvicinano alle truppe turche e, a mano, lanciano delle piccole bombe di dinamite gettando lo scompiglio tra i Turchi e intanto si aprono così un varco. Prima che i Turchi si riabbiano dallo spavento essi sono già lontani. A questo modo ha potuto sfuggire nal marzo scorso dalle mani dei Turchi, dai quali era stato accerchiato, un ex-ufficiale bulgaro con la sua banda di una trentina di persone. Conoscendo tutti i sentieri della regione aspra e montagnosa, si sono sparpagliati e dispersi e ritrovati al punto fissato per ritornare daccapo il giorno dopo o la notte dopo. — Di giorno — dicono gli insorti — vanno a spasso i Turchi; di notte siamo noi che andiamo a spasso. Ed è infatti specialmente di notte che le bande bulgare compiono le loro imprese e fanno quei rapidi e inattesi spostamenti che gettano lo scoraggiamento nelle truppe turche mandate ad inseguirle. Le bande, tanto quelle autonome alle quali ho più su accennato, come quelle formate sotto l’ispirazione dei Comitati di Sófia e che hanno passato il confine internandosi in Macedonia, sono composte in generale di venti o trenta fino a cinquanta seguaci. Raramente una banda oltrepassa questo numero. Ei*a di cinquanta o sessanta fucili anche quella comandata fino a poco tempo fa dal generale Zoncheff. Le prove di valore, di resistenza, di temerità date da questi insorti, sono qualche cosa di meraviglioso, di epico. E si comprende l’entusiasmo col quale la