PARTE SECONDA Prima di riprendere il tema propriamente della nave -nome, come si sa,non generico, ma riferentesi precisamente al veliero -qualcosa conviene ri­cordare di quel tipico naviglio mediterraneo che e la galera: da galea, pesce spada, di cui ritrae le forme, la sveltezza e il rostro. Poiche, come accennavo,e come si potrebbe ricordare ancora sulla scorta di Francesco da Barberino,di fronte al tipo della nave d'alto bordo, spessa di pareti, lenta e solida, me­nata dal vento, da buon traffico, ma in certo modo risorta, .sviluppata edanche armata pesantemente in guerra in virtu delle grandi imprese oceanicheche le avevano assicurato il primato sul mare, sta la galera.E la caratteristica arma da combattimento mediterranea che primeggianella storia navale, specialment~ nostra, hno al settecento; la quale, lenta­mente e sicuramente derivata da un'esperienza nautica secolare a cui avevanocontribuito tutti i popoli dell'antichita classica affacciatisi su questo grandelago della civilta, si perpetuava con lievi varianti hn quasi quando gia com­ parivano le prime navi a vapore. Anzi, come ricorda il Guglielmotti, SI te­nace nelle nostre tradizioni, da dar l'estremo suo guizzo di vita, quando leultime galere del vecchio mondo, la Santa Fosca e la Santa Lucia della ma­rineria romana, s'incontravano nel 1807 nelle acque di Fulton col primo pi­roscafo del nuovo mondo. Facile e del resto ravvisarla e dehnirne le caratteristiche.