— 74 — Diacono (1) che nell’842 i Saraceni « usque ad Quarnari Culfum pervenerunt »; e ne ebbe sopra tutto a soffrire Os-sero, che da essi fu devastata col fuoco. Non è difficile a comprendere quali conseguenze siano da questa nuova circostanza derivate alle condizioni di vita delFisola, la quale vide i suoi centri al mare, già così attivi nel passato, languire poiché esposti a continue ruberie e devastazioni. Perciò i loro abitanti si videro costretti a ritornare alla campagna, alla terra, cercando di avere da questa quello che fino allora aveva loro dato il mare. Il persistere di tale situazione, grave e pericolosa, indusse le popolazioni della zona costiera e delle isole ad invocare l’intervento di Venezia, promettendo d’altra parte che avrebbero pienamente riconosciuta la sua autorità; e ne fu conseguenza il trionfale viaggio compiuto nel maggio del 1000 dal doge Pietro Orseolo II lungo le coste istriane e dalmatiche. Ossero, rinnovando poco tempo dopo il giuramento di fedeltà, prometteva che avrebbe, ogni anno nel giorno di Natale, consegnato al Doge, quale contributo, cc quadraginta pelles marturinas » ovvero cinque libbre d’oro; quindici pelli di martora prometteva Caisole. Incominciava così la dominazione di Venezia sulla costa orientale adriatica, dominazione che divenne assoluta soltanto più tardi quando, di fronte al pericolo di incursioni normanne, l’imperatore d’Oriente, Alessio Comneno, cedeva alla Repubblica tutti i suoi diritti, che del resto erano già soltanto nominali, su quelle terre. Con tutto ciò il dominio di Venezia nell’Adriatico fu per circa quattro secoli (fino al 1409) contrastato aspramente dall’Ungheria, la quale vantava pure dei diritti ad uno sbocco al mare; e le conseguenze di questa lunga ed aspra lotta ebbero a risentire sopra tutto le terre contestate, le quali per di più infestate da gravissime epidemie, ebbero di non poco ritardato il loro sviluppo economico. L’isola di Cherso-Ossero, unitamente alle altre terre della costa orientale adriatica, ebbe perciò a subire due periodi, fortunatamente brevi, di dominio ungherese, dei (1) Op. cit.