— 134 — tati quali S. Martino in Valle, Caìsole e Vallon di Cherso, si trovano in attività quelli antichi; a Cherso invece lavorano tre torchi a motore. La viticoltura, con una superficie di 1895 ettari (4 per cento), occupa sopra tutto la campagna posta intorno alla città di Cherso e buona parte di quegli appezzamenti di terra che si estendono nei pressi dei centri abitati, specialmente nella parte centrale e meridionale dell’isola. Dove però si ammira il tratto più esteso, tutto coltivato a vite, si è presso la costa del Carnarolo, nella località di S. Lorenzo a N-E di Aquilonia. Il sorgere di una così vasta estensione vitifera in quella posizione fu possibile soltanto per il buon terriccio che ivi aveva mantenuto un esteso bosco di proprietà comunale, poi dato in affitto a contadini e da questi così trasformato. Difficilissime sono però le comunicazioni fra questa località ed il vicino centro di Aquilonia, per mezzo di una strada mulattiera, cosicché il trasporto dell’uva in città riesce assai lento, difficile e costoso; oggi esso viene fatto, o per via di terra, con muli, o per via di mare, con barche a motore, le quali però, per giungere a Cherso, devono fare tutto il giro della Farasina. Anche a questo grave inconveniente sarà però tra breve provvisto, poiché il Governo Fascista, comprendendone l’alta importanza per lo sviluppo economico dell’isola, ha incluso nel piano di bonifica integrale anche la costruzione di una strada carrozza-bile che congiunga S. Lorenzo direttamente a Cherso (4 chilometri). Anche la coltura della vite, come quella dell’olivo, è andata sensibilmente diminuendo e le cause furono circa le stesse. Di queste però ricorderò come principale la assai diffusa malattia della vite, la fillossera, la quale in certe zone distrusse gran parte delle vecchie viti. Il contadino, invece di rinnovarle per dare nuovo sviluppo alla viticoltura, preferì, in più posti, sostituirle con piantagioni di crisantemo o piretro; infatti allora era grande la richiesta di questo prodotto, il cui prezzo era perciò salito fino a 27 lire il chilogrammo, per di più la pianta non esigeva per se stessa che poche cure; ciò che allettò sempre più il conta-