— 73 — timae oppidis servati sunt, eaque etiamnunc tenent et sunt ista: .....Becla et Opsara; eorumque liabitatores in hodier- num usque diem Romani nuncupantur ». « Per vero gli altri Romani si mantennero nei centri della costa al mare e ancora adesso li occupano e sono questi:..... Veglia e ùssero; e i loro abitanti ancora oggi sono chiamati Romani ». Appena nell’anno 999 noi troviamo sull’isola il primo documento, intestato a nome di Costantino e Basilio imperatori, il quale riporti un cognome slavo di un certo Dalio-Dalione. Quindi, in conclusione, si può affermare da tutto questo che intorno al 1000 gli Slavi non dovevano essere ancora numerosi nell’isola; e ce lo fa capire Giovanni Diacono (1) quando, parlando dell’arrivo ad Ossero del doge Pietro Orseolo II e ,delle buone accoglienze avute, dice che per l’occasione convennero ad Ossero non soltanto i cittadini, ma anche tutta la gente dei vicini castelli, sì Romani che Slavi, lieti della venuta di tanto ospite. Lo scrittore vuole con queste parole affermare due cose : che nell’interno dell’isola, dove c’erano i castelli, abitavano tanto i Romani quanto gli Slavi; in secondo luogo, che questi ultimi erano sottomessi ai primi e quindi non tanto numerosi poiché altrimenti non sarebbero scesi ad accogliere festosamente proprio quelli che erano diretti in Dalmazia per muovere contro i loro connazionali. L’isola durante la prima dominazione venèta. — Però se gli avvenimenti sopra esposti non ancora potevano notevolmente influire sulle condizioni etnografiche dell’isola, ben diversa fu invece la ripercussione che essi ebbero sulle sue condizioni economiche. Ossero, l’antico cc municipium provinciale » che aveva preso la forma di molti comuni dalmati così larghi di libertà, che nel secolo IX si trovavano distribuiti lungo la costa orientale adriatica, quali Arbe, Veglia, Zara, Traù, Spalato, Ragusa e Cattaro, si vide allora esposta alle prime e per essa gravissime incursioni che i pirati saraceni e na-rentani fecero attraverso il mare nell’Adriatico. Dice Giov. (1) Op. cit., VII, 31.