419 « volle il caso che al sig. Domenico Delneri addetto ai « lavori sopraggiungesse il felice pensiero di procacciarsi il « materiale occorrente allo stesso pel rialzamento della su-« detta strada nelle macerie sopraindicate. Nel praticare « lo scavo egli ebbe ad imbattersi nelle fondamenta d’un « antico edifizio, e proseguendo l’andamento delle medesime « non tardò a scoprire un’aretta con un’iscrizione (i). « Dalla pianta poi dell’ edificio, dalla disposizione dei locali « e dagli oggetti in essi rinvenuti, si volle riconoscere che « esso apparteneva ad un lavoratorio di lane, ossia ad una « Fullonica, che per la qualità del proprietario, C. Giulio « Crisogono (ciò rilevasi dall’ aretta), non fu dubitato di « ritenere una delle principali di Pola. « Continuando gli scavi si rinvenne una seconda aretta « dedicata al Dio Mitra ; poscia una terza aretta dedicata « alla Dea Nemesi. « L’ uso stesso delle bianche stoffe di lana — dice « il Gregorutti — (2) e la necessità di ripulirle frequen « temente rendevano la professione dei Fulloni una delle « più lucrose. Siccome la semplice lavatura non bastava, « ma conveniva sottoporre i panni ad apposito processo « chimico , richiedevansi all’ uopo formali opifizi , simili « alle odierne tintorie, delle quali per la quantità del la-« voro vaste erano le dimensioni. Occorrevano numerose « vasche per 1’ immersione e lo sciacquamento dei drappi « e numerosi locali per le diverse procedure cui dovevano « sottoporsi. I panni, dopo puliti dalle immondizie, veni-« vano macerati nell’ orina, indi assoggettati a fumicazione « di zolfo, con che acquistavano la dovuta candidezza. La (1) Particolareggiato racconto di tutto ciò, con annessa illustrazione di piante, di epigrafi ecc. fu fatta dal chiar. Avv. Gregorutti. con un lavoro dal titolo : La Fullo nica di Pola ed iscrizioni inedite polensi. — Vedi Archeografo Triestino. Nuova serie, Voi. IV, a. 1876-77. (Nota del Tamaro, ibid.) (2) Nella Relazione del Gregorutti sopra citata : V. nota antecedente.