7i8 DELL’ HISTORIA VENETA ì6 43 già, & occupata con facilità la debole Rocca di Mont’alto, medita u riufcifle loro importeflarfi di Caftro nello ftordimento impro-provifa'di' vifo della forprefa. Per fecondare ildifegno, e per diverti-re f°rze nemiche, egli con mille cinquecento Cavalli vo-ro tulio jìef- leva, come l’altra volra, entrare nel JBolognefe. L’horrore Ìnu/Ldi. Verno, e la difficultà di fuperare le Nevi, ritardò tanto lerfionì nei la marchia della Militia , che ne precorfero a Roma gli avvilì, ^rouTL'ila onde vi fù tempo d’ alleftire la difefa , e rinforzare la Piazza . Untela. Ma meno vi giunfero i foldati del Duca , perche, appena * dalia imbarcati, e fciolte le Tartane dal lido , le rinfacciò così fiera tifa»“! borrafca, che, fpinte a Genova, & a Porto fino, convennero gittare 1’ anchore, & ivi falvarfi. Mancati i viveri , che fcarfamente furono caricati, & i danari, parte della gente perì, & il refto sbandoifi , aifoldata dall’ Ambafciatore Spagnuolo , -che opportunamente f inviò a rinforzo del Governatore di Milano, che aflediava Tortona. Da quello accidente publica-vano i Barberini comprenderli, che la Fortuna del Cielo ha-J”p™mi. veva militato a favore della loro caufa sù’l Mare. Moftrando %7rLnr‘fe P°* dubitare , che il Duca, irritato più torto, che ftanco da’ apprejìan- mali lucceilì , difegnarte occupare quella parte del Ferrarefe , che itnàÌ,CA». °^re al Pò confina con la Republica, divifava il Cardinal’ Anzi» nio con tonio piantala Lago fcuro un gran Forte, eftender’un Pon-appatecdi. t£ s^’| p|ume ? e tirarvi catena, la quale flava efpolla fopra gli argini con ogni apparato, per fortificarli di quà dal Pò, e fpingervi gente. Se i Venetiani s’erano nel principio com-moifi , quando da’ Barberini vi s inviarono alcune Guardie , e s abbozzò qualche Forte, che, per evitare all’hora le geloiìe » cem_ fù prettamente irrtermeflb $ fi alterarono al prefente tanto più , muòvono al- quanto che fi vedeva il difegno di chiuder’ il Fiume a gli al-Ve7e"i! * tri, e facilitare il tranfito all’ Efercito loro, che, paifando di quà dal Fiume , poteva fcorrere fin’ all’ Adice , occupare, ò almeno devaftare il Polefene, & a fuo piacere inondarlo. Si lafciavano per tanto intendere di non eifer per tollerare la "nomZi novità, e la violatione d’antichilllmi patti ; & ordinarono Gennai a Giovanni Pefari, Cavaliere, e Procuratore, foftituito nel Gè-cbefpinga- neralato di Terra ferma a Luigi Giorgio defonto, che con va-lide, forze nel Polefene fi portarti a indennità delle cofelo-eferdto nei ro$ e per impedire la fabrica del Ponte, ò per distruggerlo , Polefene. - r JQ