Un Re d’Italia, legittimo, in un momento pur troppo triste per la patria nostra nel 1866, ha stipulato un trattato coll’ impero austro-ungarico. Per tale trattato hanno ragione di essere le presenti relazioni internazionali di questi due popoli. •Qualche nemico di Vienna narra di vessazioni speciali esercitate talvolta sugli Italiani, soggetti all’Austria, arrivando questa perfino, dicono, a vietare la discussione geografica delle terre. Se vessazioni furono, devono essere partite non dal cuore e meno dal cervello dell’ Austria, ma da qualche suo piccolo membro secondario, da qualche funzionario a cui lo zelo divorato avrà anche il buon senso ; certo di tale insipienza 1’ Austria vera, colta, dotta e leale non può essersi imbrattata, e non deve imbrattarsi mai. Ma come sarebbe ridicolo ed assurdo per 1’ Austria pretendere che da quel cotale trattato diplomatico risultasse il divieto di semplici discussioni scientifiche, così sarebbe male che ciascuno dei due Stati cospirasse perchè colla violenza distrutto il trattato altre terre si annettesse che quel trattato guarentisce intangibili. Un trattato non può essere surrogato che da un altro, ove rimanga il mutuo consenso delle parti, che è sempre arra di pace futura. A meno che non lo strappino la forza brutale o inaspettati accidenti politici. Ciò ànno sperato in Italia per lunga stagione certi irredentisti volgari che servirono a mettere in un sospetto continuo 1’ alleato, già in troppa tensione per altre e diverse ragioni. Ecco come giustamente fin dal suo tempo garriva costoro il Bonghi : « Se noi dovessimo acquistare la frontiera nostra naturale verso le Alpi centrali e le Orientali a patto di dissolvere il Regno Austro-Ungarico, 1’ utilità che ci verrebbe da quell’ acquisto sarebbe assai minore del danno che quest’ alterazione nella distribuzione del potere nel centro d’ Europa ci produrrebbe. L’ Austria c’ è schermo