367 La Conquista. — L’ anno dopo, 182 a C., essendo consoli L. Emilio Paolo e C. Bebio Panfilo, avvenne un fatto di gravità eccezionale per la storia istriana, come quello che più e meglio dipinge la forte costituzione civile e militare dell’ Istria, nonché il suo coraggio d’iniziativa guerresca che ha del temerario e del fatale: questa è la ripresa dell’ offensiva da parte degli Istriani con un piano ponderato ed efficace. Memori dell’ invasione di M. Claudio, nell’ anno precedente, vollero vendicarsi dei danni patiti con ardite scorrerie alle spiaggie della bassa Italia (Apulia, Brindisi, Taranto) mettendole a sacco comparendo improvvisi ora in un punto, ora in un altro delle coste, e frattanto scompigliando per terra con scaramuccie insistenti tutti i lavori attorno ad Aquileja, la loro spina, il loro incubo, persuasi che quella colonia sarebbe diventata presto città potente e centro di operazioni militari contro tutta la provincia istriana. In mancanza dei Consoli, impegnati sempre nella Spagna e in Liguria, dopo qualche mese fu affidato al pretore G. F. Buteone il comando della Gallia Cisalpina, colla libertà di far delle leve in massa e condurre 1’ esercito contro gli Istriani. Non si sanno i particolari di tale fazione : ma certo è che Buteone potè tenere in freno gli avversari al punto che venne inaugurata con riti religiosi la colonia di Aquileja, auspici i triumviri dell’ occasione e coll’ assegno a ciascuno dei 3000 soldati a piedi adibiti alla colonia di 50 jugeri romani di terreno, e a ognuno dei 240 cavalieri, di jugeri 140. Passarono così senz’ altri incidenti due anni. L’ essersi però presto combinate le cose e 1’ aver sostato dell’ armi per due anni, non doveva essere senza ragione. L’ istigare per terra e per mare un colosso come Roma e poi ristare questa stessa dall’ offesa deve aver