518 sbattuti, trasportati dalla bufera. Erano i salinaroli che al lume dei fanalini raccoglievano presto presto 1’ acqua pregna di sale nei serbatoi di argilla, per salvarla dall’ allagamento della pioggia che 1’ avrebbe guastata. Quei lavoratori devono pur troppo lottare con la fatalità degli elementi : suonano anche per essi le ore di sconforto, ma il luogo che è mi panorama incantevole, la varietà del lavoro, la provvisorietà dell’ alloggio, dissipano presto gli umori tristi e neri. Di Domenica quando la cappella di S. Martino annuncia la messa, muovono per i bassi muriccioli di fango le processioni e si riuniscono tutte sui passatoi principali, come cento confluenti ingrossano un fiumiciattolo. Il giorno di S. Dorligo, per la sagra, s’infrascano i casolari. Si facevano una volta le corse in sacco, le fatiche d’ Ercole ; oggi si balla, si mangia si fa baldoria. Ma più gentile usanza è quella che durante alcune solennità, specie dopo il pranzo di uno sposalizio, s’impegna la sfida di chi sa declamare un maggior numero di ottave del Tasso ; e questa gara sino a poco tempo fa, amavasi provocarla anche durante la raccolta delle olive. Verso i primi di agosto le saline si vuotano ; non resta che un immenso campo di melma nera, invasa dal bisso palustre, che vi stende la sua muffa di seta ed i rigidi filamenti. Una parte dei salinari ha fatto ritorno in città, P altra si è sbandata per la campagna di Sicciole. » Cittanova - Parenzo - Rovigno. — Eccovi Cittanova ! un uragano di barbarie moderna 1’ ha sconciamente malmenata. Mancava davvero l’Istria di cave inesauribili da costruzioni per aver bisogno di demolire gli insigni monumenti dell’ epoca romana, a rizzare una povera fila di anguste e misere abitazioni ! E Cittanova era città prettamente romana, 1’ antica Emonia (v. fig. 28, pag. 155). La Cittanova romana fu quasi smantellata dai contadini per farsi misere case ; sepolti nella campagna, a pietre angolari di poveri tuguri, vi sono ci-nelii, forse preziosissimi : una vera iattura ! Nella figura 78 a pag. 459 offro ai lettori la veduta di quella parte delle mura dove sorge la famosa Loggia veneta, che ricorda il dominio della Serenissima. Fino a una trentina di anni fa, mi diceva il R.do Don Sfecich, serviva da sala da ballo : anticamente si tenevano i pubblici convegni ed era anche ricovero dei forestieri. Consta di un torrione su cui si alzarono pilastri di mattoni sostenenti il tetto. Il Caprin, fervido amatore della sua Istria di cui colorì con agile penna le bellezze naturali, così vi descrive la bellezza del panorama che si gode di lassù : «...Godete della vista della grande insenatura del Quieto, dei colli parentini e del-1’ orizzonte che si perde nelle lagune di Covile. Le onde anche nei giorni di grande calma si buttano talvolta stanche, ma senza riposo, sugli scogli, e mantengono il costante susurro della spuma che si dissolve, simile a quello prodotto da un metallo rovente tuffato nell’ acqua. Alcune brazzere entrano in quella grande bocca e spariscono ; si recano a Val di Torre o si dirigono a salire il fiume. Curiosa, incantevole scena la valle del Quieto. Il golfo