3 = 7 nelle catacombe di Roma, che sugli antichi vasi e terracotte di Corinto, di Atene, di Micene e di Troia, che sulle monete di Leucade. Ancora parecchi de’ nostri oggetti permetterebbero raffronti con quelli di altre necropoli, ma dagli studi che venni finora istituendo, mi pare a sufficienza provato, che il sepolcreto di Vermo, si trovi più che con altri in istretto rapporto col centro euganeo, potendolo riferire ai primi periodi dello stesso. Ma se i nostri oggetti presentano le massime analogie col centro euganeo, non ponno disconoscersi d’altro canto le influenze più o meno pronunciate, che vi esercitarono i centri orientali o nordici, o fors’ anche 1’ arte indigena, poiché io sono d’ avviso che l’Istria, per la sua posizione eccezionale e pe’ numerosi contatti coi popoli più inciviliti, già di buon’ ora sia giunta a lavorare i metalli, eternando nel bronzo i suoi propri concetti artistici. APPENDICE ALLE COSE FIN QUI DETTE SUL PROBLEMA ETNOLOGICO Prima di passare all’ epoca romana, per scrupolo di coscienza, per rispetto ai miei lettori e per amore alla verità, devo accennare a una teoria modernissima di uno scienziato italiano, che con essa si attirò le ire dell’ universale dei dotti che finora aveano giurato per il genio ario. Parlo del Sergi e di quella sua, mi permetto la parola, ariofobia, che gli fe’ scrivere una dietro l’altra varie opere, molto dotte e serie però, per quanto rivoluzionarie. In una pagina antecedente anch’io aveva sciolto un inno all* antichissimo popolo aria, appoggiato all’autorità di quasi tutti i dotti del mondo che le prime popolazioni Europee vedono migranti dall’ Asia, o che, per lo meno, dal ramo del popolo indiano detto aria vedono le poderose immigrazioni apportanti la civiltà, specialmente ellenica ed italica, soprattutto imponendo la lingua, così che 1’ Europa veniva giudicata un complesso di popoli indo-europei, piccole isole eteroetniche non potendo infirmare la regola generale.