35i conda massa si cerca un varco per giungere nelle pianure dell’ odierno Friuli, dove poi sorgerà quasi a necessario sbarramento, la romana Aquileja. Bisogna figgere assai lo sguardo in questo movimento etnico per comprendere ciò che avviene in Istria. La massa protoslava deve aver tumultuato irruente in quei luoghi dove oggi l’elemento slavo si vede ancora in maggioranza, in Boemia, Carniola, Stiria, Carinzia, Bosnia ed Erzegovina, concentrandosi dove meglio la civiltà avea dato frutti con sofììi italici a Watsch, ad Hallstatt, a Moritzing, etc. Una nuova massa è quella che si apriva la via all’ Italia, ma con quali risultati di mescolanze etniche ? Prima di tutto spinsero innanzi a se i Celti, anteriori abitatori, quei celti che si erano adattati all’ambiente e che — abbiano pur dato anche un certo numero di cranii alla craniometria comparata — sono stati assorbiti dalla vitalità dei popoli italici, di cui usarono la ceramica, di cui abitarono le palafitte e dei quali perfino adottarono i funebri riti. Questi celti filtrarono nel-P Istria e più si estesero col nome di Carni dalle Alpi Carniche verso il Nord dell’ Istria stessa. Questa emigrazione celtica mostrerebbe che non fu P elemento protoslavo che venne in Istria, ma piuttosto il celto incalzato dal protoslavo. Il quale elemento celto lasciava ciò che trovava ad imitazione dei suoi antichi padri, accontentandosi dell’ ospitalità, e mescolandosi coll’ elemento aborigeno pelasgico, trace, veneto, illirico. Ma la zona veramente italica era quella del mare ; ivi le migliori cittadelle, ivi il popolo più civile marinajo, ivi i contatti più pronti col Mediterraneo. Ed ecco perchè sulle rive del mare maggior numero è di nomi traci o traco-greci, mentre nell’ interno dell’ Istria, sono più frequenti i nomi celti, (i) (i) Il De Franceschi trattò certo superficialmente la parte etnica nelle sue Note storiche sull’ Istria, ma pure qua e là si vede qualche sprazzo d’in-