15» dopo il bagno sgambettare per il prato, non avendo un locale più favorevole per la necessaria reazione. Si dice che le guarigioni fossero prontissime. Nel 1807 il dott. Zanantoni di Pinguente fece di tutto per spargere la fama di queste Terme, ma gli animi erand volti più ancora alle fulminee vicende che resero così celebre il regno napoleonico. Nel 1817 i proprietarii del territorio di S. Stefano, i Marchesi de Gravisi, ai quali per benemerenze la República Veneta infeudò il dominio di Pietrapelosa ed adiacenze, costrussero una baracca di legno di quattro cellette sopra una delle sorgenti (che son tre) ed un’ altra pure di legno sotto la grotta. Un avvocato di Trieste, il Bernardelli, vi trova prodigiosa guarigione di inveterata artitride, onde a proprie spese nel 1822 fa analizzare di nuovo 1’ acqua dal dott. Petrovich, domandando in pari tempo ai Gravisi la locazione della fonte per 30 anni, deciso di spendervi un capitale, per azioni, di 25,000 fiorini. Desistette dall’ impresa quando la scoperta di una fonte termale ad Isola gli fece temere una concorrenza dannosa. E fu una vera sventura. Nè la gara di un Mantovani da Sovignaco coi Gravisi tendente a danneggiarsi tra loro migliorò le sorti della fonte, non meno della susseguita pace dei medesimi. Si tentò che 1’ i. r. Luogotenenza di Trieste comperasse le Terme : non fu accettato ; nè miglior sorte ebbero i tentativi col Ministro dell’ interno, sebbene il suo incaricato cav. de Hauer, chimico illustre, nella sua relazione presagisse ai bagni di S. Stefano un posto eminente (einen hervorragen-den Rang) fra i bagni termali della Monarchia. Ecco le sue parole : « La natura ha qui in certo qual modo riuniti tutti gli elementi a ciò necessari — la qualità dell’acque termali, la situazione della sorgente in mezzo ad ubertosa valle rallegrata d’ ameni dintorni, la vicinanza del mare che facilita le comunicazioni con luoghi più lontani ; — non vi