408 gnate, ed alcuni angoli con colonne quadre, o mezzo tonde, legate tutte in uno, e ben lavorate di opera corintia, perciocché tutto il teatro, così dentro, come di fuori, era di opera Corintia. » (i). Si narra che un uragano violento abbia distrutto alla metà del 1500 la cinta esterna del teatro, e nel 1630 Antonio Daville si servì delle rimaste pietre per costruire la fortezza. L’ Arena. L’ anfiteatro o Arena è fabbricato sopra un colle la cui discesa è verso il porto : è opera del primo secolo ! la forma è elittica. L’ asse maggiore è di 137 metri, il minore di 1 10. Unico nel suo genere ha la cinta esterna conservata intera: onde supera per tale vanto la rinomanza dei più celebri anfiteatri, 1’ arena di Verona e il Colosseo di Roma, 'l'ale cinta è divisa in quattro ordini : 1’ inferiore è di porte quadrate : i due successivi di amplissime finestre ad arco : il quarto è a finestre quadre : quindi è la gronda. Ma ai fianchi dove il pendio del colle fa da sostegno e compie ad un tempo la cinta, cessa P ordine inferiore e in parte le finestre del 1 ordine ad arco. Dove la cinta è completa le finestre sono 72. Altra caratteristica dell’ anfiteatro di Pola sono quattro torricelle \ sporgenti, di uso e di scopo non ancora ben definiti (2). E facile riconoscere il posto delle scalee, dei meniani, del podio, dei vomitorii, delle prigioni, etc. Resta intatto il cordone dell’ arena, il cui diametro maggiore misura 70 metri, il minore 44,80. Pare accertato che potesse contenere dai 20 ai 25000 spettatori. « Figuriamoci ora, esclama il Tamaro, quale aspetto esso dovesse pre-« sentare quando, al tempo della romana dominazione, 25 e più mila cittadini (1) Questo e gli altri brani sotto citati dal dott. Tamaro di Pirano nella sua eccellente ed eruditissima opera « Le città e le castella dell’Istria » Voi. I. (2) Opinione dello storico dott. Tamaro, e parmi molto bene suffragata da valide ragioni, è che fossero fabbricati avanzati in cui correva doppio giro di scale « tanto per l’uso degli spettatori, quanto per comodo dei marinai addetti, al velario, e cioè a stendere le tende » — Tamaro, op. cit. Voi. I. pag. 13