6o si può dire una sella che divide le Giulie Superiori o Settentrionali dalle Meridionali. Nella tavola IV'1 disegno in un diagramma panoramico tale insellatura che si vedrà quindi come un passaggio a pianoro agli alti piani Piro e Tarnova in cui vanno quasi a soffocare le Giulie, mantenendo però fino all’ estremo lembo al mare qua e là delle vette ancora notevoli. Nella tavola Va poi delineo la linea di displuvio nella sua continuità e nei suoi corsi d’ acqua cui dànno origine i due versanti. Con la tavola dunque della Frontiera delle Alpi Giulie e con queste due IVa e Va può il mio lettore vedere colla geografia alla mano come non si possano disgiungere, le formazioni superiori dalle inferiori, per quanto in queste F orografia si trovi assai più disordinata, a gruppi, tumultuariamente, quasi un cataclisma caotico avesse un dì scompigliato quest’ ultima curva di Alpi italiane, disperdendo la maestà di una sola catena in tanti piccoli altipiani a destra a sinistra, non così però che qualche cosa non resti dell’antica grande formazione. Aggruppamenti notevoli di cime sono: V Altipiano di Tarnova, con cime di 1300, 1400 e 1500 metri; quello del Sayrach con cime a più di 1000 metri ; quello di Selva Piro colla vetta più alta del Monte Re, (m. 1293) detto anche Monte Regio, monte Nanos e sul quale la tradizione dice che Alboino, re dei Longobardi, salisse prima di calare in Italia, per contemplare quella parte della penisola che gli si offriva allo sguardo (1) ; e la catena del Caldera con la vetta ' più elevata del Maggiore (m. 1396). (1) Io ho fatto una salita sul Monte Nanos, c francamente non parmi che si mostri all’ orizzonte il ridente suolo italiano, quale doveva essere stato descritto a quel barbaro e quale ei lo sognava. Nè credo Alboino fornito di canocchiale, così che di lassù potesse godere, come oggi noi possiamo, del bel panorama in fondo all’ orizzonte. Io mi trovai di fronte e tutto intorno il desolante Carso di Trieste come doveva averlo visto lo stesso Alboino :