257 gloriosi palazzi che sono il vanto superbo di Venezia: a milioni furono impiegati alla costruzione di quei veneti navigli che il nome di S. Marco fecero temuto e riverito fino ai più lontani lidi d’ oriente. Eppure, non lo dico già per difendere la mia città natale, ma non fu da Venezia che quei boschi ebbero il danno maggiore. La Serenissima con leggi accorte e sagaci moderava 1’ uso dei tagli, ed emanava severissime leggi contro chi da dissennato diradava i boschi a scopo di lucro. Troppo le premeva che quella sorgente ricchissima del suo splendore non avesse ad inaridire per lasciarsi andare da improvvida ad uno sperpero o a vandalismi che 1’ avrebbero fatta pentire. Ma gli è che là dove Venezia non vantava diritti acquisiti, o dove l’arbitrio del possessore adescato da subiti e lauti guadagni poteva eludere la legge, 1’ uso del taglio si tradusse in funesto abuso. Certo Venezia pativa talvolta da nemici secolari dei rovesci in mare terribili ; una sola battaglia, o una tempesta poteva distruggerle una flotta, e conveniva non attendere. Ma ciò era cosa eccezionale, mentre 1’ ingordigia dei padroni dei boschi non conosceva confini. E dove si lasciano tutte le vendette? Si sapeva bene che 1’ istriano lo si feriva al cuore assassinan-dogli gli ulivi, devastandogli la vite, o bruciandogli il bosco : nè confinanti di razza diversa, di barbari costumi, di feroci vendette stavano certo in dubbio da siffatte rappresaglie. È possibile rimediare oggi a tanta desolazione di territorio ? Si spera molto nel rimboschimento : e ai possessori di distretti carsici si fanno agevolazioni e promesse. Ma la difficoltà sta ormai in ciò che le giovani piante poste nel terreno non resistono alla terribile bora. Nell’ autunno del 1901 ho visto un pesante carretto tirato da un grosso cavallo ribaltarsi in Riva Carciotti a Trieste : ma non fu raro il caso che un colpo violento di bora facesse deragliare o Prof. Silvestri — L’ Istria. 2 8