.142 * Il Reca nasce a’ pie del Catalano a Sud dell’Albio da un’ altitudine di quasi 400 metri, e corre in via alpestre per circa 15 Chm ; poi si incassa per altri 29 Chm. in una valle profonda tagliata nel tassello, fino a che una muraglia di calcare gli intercetta la via, onde precipita con magnifica cascata entro le grotte di S. Canziano. Da questo punto il fiume scorre sotterra per circa 35 Chm. fino a che a S. Giovanni di Duino scaturisce d’ improvviso e con impeto per precipitarsi al mare, da cui la sorgente dista Chm. 3,5. La parte inferiore è già fiume navigabile. Nota ai Romani era la parte ultima del corso del Reca sotto il nome di Timavo : certo da S. Giovanni di Duino al mare. E nota era tutta la percorrenza del fiume a molti storici antichi che ne parlarono. Ad esempio, Posi-donio di Rodi, citato da Strabone, dice Timavo un fiume che nasce da un monte (il Catalano ?), si precipita in una voragine (S. Canziano ?) e riappare a 130 stadii per gettarsi in mare. E Strabone narra di più ancora : la paura, il sacro terrore, cioè, che avevano i popoli antichi di questo fiume che aveva misteriose percorrenze nel bujo, per poi ricomparire più grosso di acque al sole. E dice : « C’ è un luogo sacro a Diomede che dicesi Timavo : ha un porto, un bosco sacro e sette sorgenti che si gettano nel mare ». Da Duino al Timavo ci sarebbero dunque stati boschi sacri e templi, meta di pellegrinaggio agli indigeni per propiziarsi il favore del Nume ? E quanto di allora ci è rimasto oggi ? Marziale dice fortunata Aquileja perchè ha vicine le sorgenti del Timavo. E Livio nella guerra tra gli Istriani e i Romani descritta con tanta ricchezza di particolari, nel libro 21.° dice che questi furono circondati dagli indigeni presso il Timavo : ad locum Tintavi. E che dire del numero di bocche onde sfocia in mare ? Degli storici antichi chi ne dà per certe sette (Marziale, Strabone ed altri) — chi nove (dai quali tolse Virgilio) —