428 ravvolto come in fiamme dai raggi del sole morente, mentre il tratto di mare bagnante la spiaggia lasciava vedere fino ad una discreta lontananza i massi di calcare dove un dì sorgeva fiorente Sipar (la Siparis romana) — massi oggi corrosi, arrotondati, denudati dal secolare flagello del-P onde (Vedi fig. 70). La spiaggia si presenta dal castello di Sipar alla punta Catoro a forma di arco con graziose insenature e piccole baje, dove P acqua del mare giunge purissima coll’ offerta di bagni estivi comodi e ristoratori. La solitudine del sito è solenne, e la fantasia può correre indisturbata alle fortunose vicende di quei luoghi, gloriose e tragiche per il corso di 15 secoli, non meno. In questo tratto di mare si sommerse la città di Sipar, per lento abbassamento del suolo, come già di fronte a Rovigno la celebre Cissa. Quando ? mistero ! Certo è che quanto il mare è infido alle venete lagune, altrettanto è nemico alla spiaggia istriana ; così che non v’ ha dubbio esser stata l’estensione della costa istriana in lontanissimi secoli assai più estesa e scoperta, riducendo più stretto dell’attuale il bacino dell’a-driatico superiore (golfo di Venezia e di Trieste). Certo è che come lentissimo e quasi inavvertito è l’emergere dall’onda dell’estuario veneto, altrettanto è lentissimo ed inavvertito il sommergersi graduale della costa istriana, onde non parmi si debba ricorrere nè a cataclismi, nè a catastrofi repentine per spiegare 10 sparire di Cissa, di Sipar e di tante altre isolette un dì baciate dal sole. Quando il benessere della civiltà romana portò floridezza di commercio e rapide ricchezze, era facile che fiorenti pure divenissero quest’ isole, così poco distanti dalla costa, così atte al commercio, quasi tanti piccoli scali alla flotta romana che dominava da Aquileia e dalle acque Gradate alla Dalmazia. Erano poi magnifiche vedette per guardare oltre 11 mare e segnalare i pericoli continui delle geste corsaresche. Sipar, sia come città, sorgente a quanto pare su breve isola di fronte appunto al tratto di spiaggia di cui parlo,