gine. Quivi incontrasi un’ampia cavità, con due gallerie ; una piccola stretta che finisce con una pozza d’ acqua che sbarra la via (N.ri 28-29) : l’altra, la principale, per cui scorre il torrente, esplorata dalla Società Alpina il 3 Dicembre 1899, per essere sicuri colla siccità di quel giorno da sorprese poco gradite di improvvise pioggie o d’ elevazione di livello. Il percorso non è molto piacevole dovendo l’esploratore quasi sempre camminare sull’ acqua e su roccie levigatissime : e peggio lo è dopo i primi 50 metri. (N.ri 1, 2...... 9, 10....) quando si avvicendano dei salti, uno dei quali è già la bellezza di 25 metri. Il meandro così diventa cupo ed orribile. Nel fondo dell’ ultima branca di questo corridojo s’inalzano due camini, 1’ uno di 15 m. l’altro di oltre i 30 m., perchè il tetro fondo in alto non s’ illumina col magnesio, e le sue pareti si perdono nella notte. Dà F idea di un pozzo verticale che salga fino alla superficie, ma il cui mantello superiore non sia ancora crollato. 5. Grotta che sbocca nella direzione di Occusian (Occisla). — (Tav. XVI, N. 5). L’ ingresso di questa grotta è una piccola foiba, un’ apertura crateriforme, circa 80 metri dalla voragine di Occisla : in fondo ad essa s’apre un buco, donde una galleria che con dolce pendio va verso la voragine di Occusian ; nel fondo di questo corridojo (larghezza media metri 6 e non più alto di m. 4) le pareti si restringono assai, ma non così che il sig. G. Sillani non volesse investigare il ripido e angusto pertugio 'oltrepassandolo : si trovò nella voragine di Occusian. Si è constatato poi che in questa grotta dovevano scorrere le acque della superficie, le quali a poco a poco si aprirono il passaggio nella suddetta voragine della quale quindi ora è un meato laterale.