246, nielli, verso 1’ ultimo quarto del secolo scorso, solo preceduto da qualche lavoro dei nostri Chiozza e Comalia, e, fuori d’ Italia, del Morlot. E dopo aver notato che questa argilla siderolitica si trova singolarmente nelle cavità imbutiformi onde è disseminata la superficie degli altipiani calcarei (foibe) : che nella sua composizione chimica (molto eguale dovunque per tutta una zona di circa 200 Km.) è un’argilla alluminosa, col 16 al 20 0[0 di sesquiossido di ferro senza traccia di carbonati : che è poco plastica e che presenta sopra aree ristrette unioni e concrezioni oolitiche e limonite compatta (1): viene a parlare della sua origine. E non senza sagaci ragionamenti, chè vi sono errori di varie specie potentemente larvati da apparenze, favorevoli alla sua tesi era venuto alla conclusione che fosse una formazione endogena, dovuta a qualche emissione fangosa, conseguenza di sviluppi di gaz, di vapori ad alta temperatura, di fenomeni, in una parola, geyseriani, che accompagnano le eruzioni ne’ vulcani di fango. Tale opinione trovava l’apparente appoggio del fatto che vi si trovano colà anche dei filoni di quarzo pulverulento, il famoso saldarne dell’ arte vetraria. E vi si invocava come Buona ragione di terreno vulcanico la presenza di fonti termali, Monfalcone, Isola, S. Stefano al Quieto : e il fatto che la zona in questione formava un litorale marino di una profondità dai 200 ai 600 metri, faceva abbracciare al Taramelli 1’ opinione dell’ origine idrovulcanica sottomarina della terra rossa. E per 1’ origine sottomarina tre principali erano gli argomenti recati allora dal dotto professore : 1. Nella parte più profonda dello strato di terra rossa si (1) Il Taramelli dice che ebbe occasione ed opportunità di osservare i filoni ocracei o di oolite ferruginosa, sia nelle cave di pietra dell’ Istria, sia nelle trincee e nelle gallerie aperte dalla ferrovia da Lubiana a Trieste e Gorizia e da Fiume a Trieste e a Carlstadt.