si pone il problema : « Noi dobbiamo conseguire migliore frontiera che non è ora la nostra : ed abbiamo il diritto di volere che la regione tutta, che senza dubbio è geograficamente italica, sia politicamente italiana ». E Bonghi dà tale soluzione : « Occorre che la influenza dell’ italianità progredisca in alcune parti di questa regione : e il fine, ad ogni modo, non deve essere conseguito, se non con intero rispetto delle relazioni internazionali, e senza punto minacciare nè scuotere la potenza dell’ Austria ». Ed ecco le parole onde chiarisce il suo pensiero, parole, e non saranno le sole, che io dò a meditare a quanti non intendono l’integrità del Regno d’ Italia senza la rovina dell’ Austria. « Potrebbe parere, dice il Bonghi, che porre il problema così sia tutt’ uno col non volerlo risolvere. Ma quest’ apparenza è appunto falsa ; poiché chi guarda bene, o la via di risolverlo è questa, o non ve n’ ha nessuna. Solo, perchè questa via unica si possa battere, è necessario che il Regno d’ Italia abbia una politica interna ed esterna capaci di così gran fine. Ora, è bene confessare che la politica sia interna che estera del Regno, oggi (i), fin dove si può dire che n’ abbia una, è appunto la più contraria che si possa pensare così a questo fine come ad ogni altro, alto, largo, nobile, degno che vi si miri. L’Italia dovrebbe esercitare una grande attrattiva su codesti residui di stirpi forestiere che dimorano ancora sopra terra eh’ è sua ; e quest’ attrattiva, lo splendore della sua vita morale, intellettuale ed economica, dovrebbe essere l’istrumento efficace d’ un’ italianità più velocemente progressiva nel mezzo di (i) Bonghi scriveva queste cose nel i Febbraio 1880. — E’ naturale che qualche cosa siasi mutato dalle condizioni di governo di allora. Si vedrà ad ogni modo più in là come si delineino tali questioni politiche oggi, e come si sia espresso in questi giorni il Parlamento Italiano (Giugno 1901). Prof. Silvestri — L’Istria. 10