324 cupo diffusamente della questione delle ciste a cordone, trovate nella Posna-nia, nell’Annover ed in quel di Lubecca, dichiarandole provenienti dall’ I-talia ; e parima di lui il Barone Sacken, nel suo splendido lavoro sulla necropoli di Hallstatt, le diceva escile senza dubbio dalla mano esercitata d’ un artefice italiano al quale giudizio 1’ illustre antiquario viennese, anche recentemente nel Congresso degli antropologi di Salisburgo (1881) dava novella conferma, dichiarando assolutamente impossibile un’imitazione de’ modelli italici per parte degli artefici d’oltremonte. Questa graziosa forma di urne, che sembrano essersi svolte dal concetto primitivo del canestro di vimini, compare copiosa tanto nelle necropoli del centro felsineo, della Certosa, di Marzabotto ecc., come in quelle del centro euganeo. Una consimile venne trovata nel nostro territorio a S. Daniele ed un’altra, coll’indicazione Aquileja, ma probabilmente non ivi rinvenuta, conservasi al nostro museo archeologico. E quindi dimostrata per questa foggia di vasi, un’origine italica da uno dei due grandi centri più sopra accennati, dimostrandosi nelle necropoli nordiche sempre quale oggetto im-pi >rtato. Meno estesa troviamo in Italia la diffusione degli spilloni a globetti che mancano nelle necropoli felsinee e nella maggior parte delle lombarde, laddove compaiono frequenti nelle euganee (20 periodo) ed in quelle d’oltremonte, per guisa che il Pigorini li riguarda addirittura “ quale tipo d’ un’ industria propria delle regioni delle Alpi orientali „ Questi spilloni, che ne’ sepolcreti di Vermo non paiono essere stati rari, ci si presentano in parecchie delle regioni a noi contermini, così a S. Lucia di Tolmino, a S. Pietro del Natisone (4 pezzi), a Cividale, ad Ampezzo, ad Udine, a S. Margha-rethen, ad Este, nel Bellunese, nel primo periodo di Golasecca (più rari nel secondo) come pure ad Oppeano, a Peschiera, ad Orile, presso il Lago Maggiore, a Hallstatt, a Neuchatel, ad Erd nell’ Ungheria, ecc. A Gorizia e S. Daniele non si ritrovarono di tali spilloni, però quali analoghi a questi, armille a globetti ed anelli a coste, che infin dei conti non sono che modificazioni dell’ ¡stesso concetto artistico, il cui ultimo ricordo si riscontra negli anelli e nelle fibule a spighi od a coste. Così le quattro stazioni principali di oggetti preistorici, scoperte nella nostra provincia, sono tra di loro collegate in modo naturale. Ed anche queste specie di armille e d’ anelli sono rarissime in Italia, ma molto diffuse nell’ Europa media e nel Caucaso, per il che il Chierici sarebbe proclive a vedere ne’ pochi frammenti finora ritrovati nella penisola, manufatti di fonditori vaganti. Gli aghi a capocchia spiraliforme, sono diffusi tanto nelle necropoli italiane, nelle terremare dell’ Emilia e nelle palafitte del Garda e di Peschiera quanto nelle tombe di S. Margarethen, di Hallstatt ecc., più rare però al di qua che al di là delle Alpi. Così il Zannoni ne trovò sei negli scavi de’ fondi di capanne dell’ età del bronzo, sei ne vennero trovati nel Reggiano, uno nel Parmense, uno nel Modenese. Più rare sono le fibule a spirali