453 « Essenza della feudalità è la stretta connessione del vassallo col signor suo, fino a essergli identificato ; sciolto da ogni legame verso il principe e la nazione, non vede o conosce che l’immediato signore (ecco la parte lacrimabile del sistema ! Addio sentimento di patria, di nazionalità ; addio diritti dell’ individuo, e cioè, dell’ umanità !) ; a lui presta i servizi, da lui reclama protezione e giustizia, da lui solo accetta i comandi..... Non v’è signore senza terra, nè terra senza signore ; uomo d’ alto o basso luogo indica la natura dei suoi possedimenti (non già la sua personalità) ; .... al possedimento andava annessa la sovranità....... I possessori di fondi si trovavano fra sè legati in un sistema gerarchico d’istituzioni legislative, giudiziali, militari. Unica fonte d’ ogni potere è Dio - e suo vicario il papa. Il quale, tenendosi il governo delle cose ecclesiastiche, affida le temporali all’imperatore, che è capo dei re. E papa e imperatore e re commettono 1’ esercizio della loro podestà ad uf-fiziali, annettendo alle cariche una terra : questi suddividono la terra e gli impieghi a persone, che fanno altrettanto (vassi o vassalli, valvassori e valvassini). I prelati cui il diritto canonico non permetteva di versare sangue in giudizio o in guerra, avevano conti e visconti o avvocati che amministrassero la giustizia e conducessero gli armigeri (Questo si vedrà specialmente in [stria donata temporalmente ai patriarchi)........ Poiché secondo le idee germaniche, nessuno si teneva obligato se non alle leggi che egli medesimo fosse concorso a stabilire, mancata la superiorità legislativa, v’ ebbe tanti statuti quanti paesi..... e riesce inconcepibile come esistessero per tre secoli paesi senza legislazione superiore, ed al Governo mancasse l’attributo suo più essenziale, il potere di recare leggi. « Si moltiplicarono i castelli perchè necessità ed unico ordine di quel tempo era la guerra ; conventi e ville si fortificarono : sui campanili e sui battifondi continuo la vedetta esplorava se mai un nemico si avvicinasse, e poiché nemici erano sovente coloro che una mura stessa chiudeva, in mezzo alla città si alzavano fortificazioni, si frapponevano catene, cancelli, serragli, il palazzo di Nimes, il Coliseo di Roma, l’arco di Giano a Milano, gli anfiteatri d’ Arles e di Verona, gli avanzi dei tempii e delle basiliche, si convertivano in fortini ; e i palazzi erano masse solide, protette da robuste ferriate, con fosse e ponti levatoi e balestriere. « Più di solito il feudatario sceglieva a stanza un’ altura in mezzo ai suoi tenimenti, e colà fabbricava un castello ; quei castelli le cui rovine pittoresche incoronano ancora molte cime ; oggetto a noi di curiosità, allora di sgomento ; e che rammentano una società sminuzzata ove le armi tengono vece di diritto e di leggi ; simbolo della potenza solitaria e indipendente, della forza ed importanza personale. Tra le umili casupole, simile ad un ribaldo eretto in mezzo di una turba servile, sorgevano questi edifici massicci, con torri merlate, rotonde o poligone. Da una meno grossa, ma più elevata e aperta ai quattro venti, la sentinella colla campana o col corno annunziava la punta Ptof Silvestri — L’Istria 52