500 dine publico fosse tutelato. Tutto questo apparato di ordini e di forze indispone i Piranesi che a gruppi, a frotte, si passano una parola di intésa, si concertano, e in folla imponente invadono dopo il mezzogiorno la piazza maggiore. Mi trovo cosi in mezzo alla folla con alcuni amici tra il palazzo del Giudizio e il molo. Le minaccie e gli urli salgono in modo indescrivibile, e quei volti austeri e abbronzati fanno intendere che il loro urlo non è per chiasso : le loro pupille guardano torvamente al palazzo di Giustizia, e le mani callose stringono certi randelli dalle promesse poco lusinghiere. Ad un tratto un urlo più formidabile rintrona e un violento moto della turba ci sospinge verso il molo. Sono le cinque pomeridiane. Quell’ urlo ha risposto ad un fischio che viene dal mare : è il rimorchiatore della Marina da guerra coi soldati. All’accostarsi del vapore la dimostrazione assume un aspetto imponente ; dall’ intera folla s’intona l’Inno della Lega Nazionale che si e-spande sonoro, formidabile a un grande raggio di distanza. Sul piroscafo si inastano le baionette e comincia lo sbarco. Mi si serrò il cuore a quella vista : retrocederanno i soldati dinanzi a quelle donne urlanti e minacciose, a quegli uomini armati di bastoni ? Anche i miei amici erano pallidi per 1’ emozione. « Largo! - Gnente ! - I.argo ! - No ve volano! - Morte! - Abbasso! » erano urli, ruggiti, voci rauche, stentoree ; ma la folla, sebbene a stento, si divideva al passaggio dei soldati. All’ imboccatura della piazza la compagnia è accerchiata dal popolo : ardite mani di popolani abbrancano qualche fucile, sulla punta di qualche ba-jonetta sono posti alcuni cappelli. Echeggia un ordine per il quale con dei movimenti abbastanza lenti e forzati i soldati si pongono in quadrato colle bajonette rivolte verso il popolo. Tale ordine è accolto da un uragano di fischi, dalla nuova intonazione dell’ inno della Lega e da un impetuoso movimento verso le bajonette. Vidi l’imminenza di un macello data la nota ferocia del soldato slavo-croato. Ma gli ufficiali non ebbero coraggio di essere aggressivi : non arrivavano a me le loro parole ma si capiva che erano concilianti : lasciassero passare la compagnia ; non avrebbero torto un capello a nessuno ; essere loro costretti a fare il proprio dovere. Frattanto nella folla si aggirava coraggioso e persuasivo il Podestà : lo riconosceva il popolo e acclama a lui dovunque si presenti. Scongiura alla calma : penserebbe ai loro diritti : si mantenessero buoni coi soldati : non attirassero i guai sulla loro città. La tabella bilingue intanto posta sulla porta dell’ i. r. Giudizio era stata strappata. Si ottiene un istante di tregua durante il quale i soldati possono muovere verso le scuole dove era stato loro preparato 1’ alloggio. Ma non passano cinque minuti e la folla torna aggressiva intorno ai soldati. C’ è un momento in cui si vede chiaro il tentativo di sfondare la compagnia per sparpagliarli e impedire loro ogni uso dell’ arma. Ancora un ordine degli uffi-