5i5 ricordo nel 1200, e restaurato da una pia donna nella seconda metà del 1400. Nel 14 agosto 1512 vi fu la memoranda apparizione della Vergine a due guardie campestri, onde Strugnano ebbe la celebrità di Santuari simili (Monte Berico, Vicenza - Lourdes, Francia, etc). Tra i più illustri personaggi visitatori si annovera S. A. I. R. l’Arciduca Massimiliano, poi sventurato imperatore del Messico. A sinistra dello stesso colle di Strugnano, sulla riva, sorge la villa Tartini. Pirano ha inalzato al suo sommo cittadino un bellissimo monumento sce-■gliendo il geniale scalpello del veneziano Dal Zotto, nell’agosto del 1896. Tartini. Per la solenne inaugurazione del monumento, il Comitato pregò Marco Tamaro, il genialissimo storico piranese già più volte citato, e direttore oggi dell’ Istria in Parenzo, di stendere dei cenni sul Tartini. La scelta fu felicissima, chè il Tamaro è coscienzioso ed erudito, dalla penna agile, modesto nella sua dottrina, simpaticissimo. Mi servo dei suoi appunti, sicuro, quanto alla verità storica, di fare un grande servizio ai miei lettori. Da Gian Antonio e da Caterina Zangrando nacque Giuseppe Tartini 1’ 8 aprile 1692 a Pirano. Suo padre, assai pio e religioso, era fiorentino di origine. Un suo concittadino poeta, il Tagliapietra, disse in verso i primi anni trascorsi dal Tartini nella villa patema a Strugnano donde scorgevasi il Santuario. B padre ne voleva fare un buon frate Conventuale, ma il figlio aveva ben altre mire. Nè si acconciò meglio a studiare teologia in Seminario, così che tra padre e figlio dovette intervenire lo stesso Vescovo di Capodistria, che consigliò il padre a mandare Giuseppe nel Seminario a Padova. Non si sa se vestì 1’ abito talare, certo è che presto Giuseppe si diede agli studi legali, ma si capisce, come diversivo. Musica e scherma lo appassionarono tosto, e presto non ebbe rivali nel maneggio dell’ armi. La celebrità del suo violino venne più tardi. Da Padova dovette fuggire perchè sposata clandestinamente una sua allieva di violino, Elisabetta Premazone, che alcuni credono nipote del Card. Cornaro, Vescovo di Padova, ne nacque uno scandalo : si rifugiò al Convento d’ Assisi, dove subisce una totale trasformazione del-l’animo, della vita, dei costumi, sedotto nel dotto silenzio claustrale dalle voci sublimi dei capolavori che furono di Angelo da Gubbio, di Cimabue, di Giotto, tuffandosi con voluttà estetica nelle purissime melodìe dei sommi musicisti del classicismo. Maestro di cappella in Assisi era il p. Boemo da cui Tartini apprese i segreti primi dell’ arte dei suoni. Il suo genio fece il resto. Ivi, celato al mondo, stette due anni, dedito interamente agli atti di religione e alla musica, finché il caso lo fece scoprire a un padovano ivi recatosi pel perdono d’ Assisi. Il Card. Comaro interpose i suoi buoni uffici perchè il padre di Tartini consentisse alle nozze, il che fu alla fine ottenuto. Ma la sacra febbre dell’ arte aveva invaso il nostro Giuseppe, che si sente ancora piccolo accanto al Viscontino che ode suonare a Cremona, e accanto