219 giato delle prime rauche voci di quegli esseri la cui vita doveva essere tutto un grido di minaccia o di paura. Confesso il vero : non avendo visto che più tardi la grotta di Adelsberg, nessun spettacolo della natura mi a-veva prodotto 1’ impressione profonda di questo svariato assieme di grotte che è la Caverna di S. Canziano. Eppure ben altre volte mi ero sentito dominato dalla solenne voce delle cose e rammento il fascino misterioso esercitato sulla mia anima dalle opere della natura o dal genio umano. Di estate in mezzo alla divina piazza di S. Marco nella mia Venezia, al nascere dell’ aurora che manda i primi raggi rosei sui fulgenti cuspidi della Basilica, sull’ Angelo d’ oro della imponente torre, con un cielo d’opale, coi mille bisbigli di quell’ ora in cui Venezia dorme ancora, rammento le mille sensazioni e il turbine di pensieri della mia mente : — in un tramonto infocato a Firenze, su a S. Miniato ricordo che ebbi lagrime in mezzo a quei morti sentendo un dolcissimo suono lontano di campana che pa-rea piangere « il giorno che si more » — e rammento le sensazioni complesse e 1’ interno tumulto di affetti quando la prima volta dalle vette delle Giulie guardai la mia Italia a cui le loro vette bianche di nevi e scintillanti di ghiacciai parevano usbergo e difesa nonché Divinità limitare di possesso intangibile ed inviolabile..... Ma il mondo sotterraneo di S. Canziano, supera ogni aspettazione, soggioga e conquide ; la sua imponenza, il suo orrido e selvaggio miscuglio di rumori, di acque sonanti e di tenebre, di calma e di titanico furore, di quadri poetici e di scene infernali, permangono in una ridda fantastica per più giorni alla memoria. Chi può dimenticare una volta veduto 1’ imbuto profondo e vasto per il quale si discende in quel regno del bujo? Chi può dimenticare una volta udito