53 slavi non contenti, e, peggio ancora, come tra gli strazii e le sventure dell’ Istria, davvero non mettiate certi Uscocchi, di pirateria memoranda, non sempre per proprio impulso infesti alle coste istriane : lo rammentate ? E quanto alla vostra asserzione che non è già il Trentino che penetra nel vostro Regno (Austro-Ungarico) ma è il veneto (questo malfattore !) che penetra nell’ austriaco, non avete pensato una cosa, che se è permesso tener allegra la gente, facendola anche ridere alquanto, non è umanitario farla sbar-dellare dalle risa così che poi abbia a dolersi dell’abuso dell’ilarità? Poiché, colonnello, questo Veneto da voi considerato delinquente al punto da protendersi malignamente tra pro-vincie e regno austriaci, onde la vostra geografia è ridotta a così male passo — concedete ! — é la gran burlevole cosa ! Mostrato con un esempio così palmare come scriva la scienza partigiana, si farà palese la ragione per cui noi ci appelliamo nella questione geografica dell’ Istria alla logica degli onesti e dei fatti indiscussi. Come si vedrà dall’ Istria (Tavola I.“) che sottopongo al lettore, abbiamo per confini naturali in tutta la parte Nord-Ovest-Sud l’Adriatico (che forma il golfo di Trieste, i varii valloni delle coste istriane, e il Quarnaro e a NNE-E-SE le ultime diramazioni dell’ Altipiano dei Cici, con tutta la valle del Reca o Timavo, fino ai Monti Veprinas e alla Catena del Caldera o Vena, colla più alta vetta del Monte Maggiore. Movendo dunque da Duino per la via del mare, eccoci dinanzi alle frastagliatissime coste della penisola tutta porti, punte, valli, valloni e canali, fino a Fianona, dove risalendo i monti della Vena si arriva all al-