413 Ma Svetonio prese equivoco nell’indicare Cenide liberta di Antonio ; tale non avrebbe potuto essere che Pallante amico di Narcisso e di Callisto. E infine, Sifilino (i) dà notizie più precise di questa Cenide così : « Verso quel tempo nel 75, correndo il VI anno del-« ! impero moriva Cenide concubina di Vespasiano, donna « di massima fede e di prodigiosa memoria ». La dice liberta di Antonia madre di Claudio imperatore, quando essa Antonia scrisse di Seiano a Tiberio nel 31, inviando l’epistola a mezzo di Pallante. Antonia comandava a Cenide di distruggere lo scritto del quale essa aveva conoscenza ; Cenide rispondeva che ciò era inutile, perchè tutto ciò che Antonia comandava era fitto nella sua mente. Un episodio, insomma, della prodigiosa memoria di Cenide, di cui scrive Sifilino. Fatto è che Vespasiano si compiaceva assai della famigliarità di lei per cui essa ebbe poteri e ricchezze innumerevoli. Con una memoria fenomenale come la sua, alla scuola di suo fratello Pallante, deve essersi erudita assai : unica più che rara nelle cortigiane di Roma, per lo più ministre non di altro che di lascivie e di mollezze. Essa riceveva doni, vendeva le magistrature, le cariche di Procuratore delle Provincie, le spedizioni militari, i Sacerdozii, gli stessi rescritti del Principe. Anche dopo salito al trono Vespasiano (che fu il 69) e dopo la morte di Antonia minore nel 49, Cenide frequentava 1’ Istria, sua terra natale, ed a lei, come dissi più sopra, si attribuisce il Teatro sotto il nome di Giulia, che facilmente poteva dal volgo attribuirsi alla donna che Vespasiano teneva in conto di giusta inoglie, ed era onnipotente presso 1’ Imperatore. (1) Era Sifilino un compendiatore di Dione. Prof. Silvestri — L’Istria 47