274 stuelli, i quali da parte loro devono procedere indipendentemente, serenamente e, lo ripeto, obbiettivamente. Appoggiandoci sul molto lavoro che con criteri severamente scientifici fu fatto dagli stessi stranieri, nonché sulle deduzioni che più rigorosamente scaturiscono da quello, possiamo dire che 1’ etnologia italica in favore dell’ Istria ha deposto mirabili cose, e di più mirabili ancora ne svelerà il futuro, quando quegli eroi del lavoro che logorano sui cimelii del sottosuolo e tra le spine degli studii archeologici la loro vita, ci diranno che il trionfo di una tesi etnica-nazionale non fu, non è, nè sarà solo il prodotto di un fiotto generoso del loro sangue che batte per la Roma immortale, ma verità sfavillante a cui daranno eloquenza, cocci e stoviglie, armi ed utensili, arche, monumenti ed iscrizioni tratte alla luce. A tutt’ oggi si può dire assai, ma è certo che è poco in confronto di ciò che si dirà da qui ad alcuni anni ; quando specialmente, tra altri, quelle due illustrazioni viventi in Trieste, quali sono i più volte citati, prof. Alberto Puschi, versatile ed erudito ingegno che con acuta indagine traccia i luoghi dell’ Istria dove già Roma fu, e prof. Marchesetti, geniale evocatore di memorie preromane nelle necropoli dissepolte, avranno messo in luce le opere che lavorano in silenzio, modestamente, ma con rigoroso bulino scientifico. A queste sarà splendida cornice e magnifico sfondo di quadro la storia poderosa a cui attende da anni ed anni la simpaticissima figura di letterato e patriota, l’on. Attilio Hortis in Trieste.