— 166 — dichiarationi delle Tavole e discorsi, cioè i confini della Provincia o Ducato ovvero Territorio, la sua misura, la forma e il sito, l’origine e varietà de nomi delle provmcie, città, terre e castelli, il tempo dell'edincatione o della restauratone, se sarà siala per il passato soggetta a qualche calamità et a che tempo sia stata la detta città più in fiore e felicità. Di più si tratterà del dominio che i luoghi haveranno havuto per il passato e di quello d’hoggidi, e gli urtici e magistrati così della città come de’ luoghi a quella soggetti, tanto in spirituale quanto in temporale. Oltre di ciò si trattarà delle ricchezze e doti della città e suoi territori], dei fiumi, forni, rivi, laghi, stagni, monti, minere, et altre particolarità di che abonda quel territorio e se ne possa far parte ad altri luoghi, e di che ha bisogno per luoghi esterni. Inoltre si dirà anco de i costumi della gente, delle cose notabili che sono nelle città, come fabriche antiche e moderne, chiese, monasteri, abbatie, commende de cavalieri, gl’huomini Santi che sono in quei luoghi o natii del paese, ouero forestieri, gl’ huomini illustri in arme et in lettere, la militia, che la in quella Città o Provincia, et insomma si commemorarà quanto si potrà per uso dell’ historico e cognitione del politico. Voglio dunque supplicare humilmente i Principi e Signori dei luoghi e pregare caldamente i virtuosi, che si compiacciano di aiutarmi in questa cosi segnalata impresa, per l’essaltatione della grandezza loro e della nostra commuae patria, facendomi havere qualche informatione di quanto pare a loro conveniente per promovere questa fatica. Et se oltre di ciò hanno anco dis-segiii, che mi possano esser d’aiuLO, che si degnino di farmeli vedere, accio che con quelli io possa migliorare le dette mie Tavole: poiché ho deliberato non attendere ad altra cosa per l’avemre, che ad impor fine alla detta mia fatica, procurando con ogni sollecitudine di ritrovare qualche intagliatore che possa fare quelle poche tavole che mi restano da far intagliare. Anzi che, se io liaverò la commodità di tali artefici, son per dar fuori un’ Italia grande da otto overo dieci fogli, che possa servire a quelli che hanno gusto di vedere le Provincie così distese in grande et hallura si vedrà la differenza della mia, da quella di chi non ha atteso ad altro che all’apparenza ed al guadagno, non si curando di publicare al mondo cosa tanto difforme quanto ella è ed incommensurata e con innumerati errori e mancamenti. Io non intendo di agravare nè Prencipi nè Communità nè altri Signori particolari, che mi porgano aiuto per tale impresa, come hanno fatto degl’ altri, i quali, se bene realmente ne hanno ricevuti, non hanno però dato fuori cosa alcuna e forse sono stati troppo tardi ad applicarsi ad una tanta impresa, che la morte gl’ha prevenuti (l) ; dove io al contrario, non hauendo ricevuto fino a quest’ hora alcuno aiuto esterno, benché minimo, spero di condure al desiato fine tal fatica, se bene con molto grave spesa. Non voglio però negare di havere havuto cordiali amici e molto leali e sinceri, cne da se stessi hai.no procurato da Signori, ch’io sia sovenuto di qualche aiuto a tante mie gravi spese, li quali però sono stati pochi, e non più di due eh’ io sappia, uno dei quali (il cui nome taccio per forza ritenendomi di farlo 1’ honore della sua patria), se bene mi dava certa intentione, eh’ io liauerei havuto alcuna ricognitione della sua città, non dimeno, nè ha potuto fin'hora, nè credo più potrà, conforme al suo buon’ animo cavarne alcun buon construtto in beneficio mio. L’altro poi è 1’Eccellentissimo Signor Giovati Battista Cortese, cittadino bolognese, che meritamente tiene questo cognome, il quale, ritrovandosi nello studio di Messina lettore di medicina nella prima cathedra con molta sua lode, si è in modo adoperato che ha ritrovati quei signori giurati di Messina dispositissimi ad aiutarmi, che non solamente hanno speso molti e molti scudi in far fare ad un suo cittadino le Tauole di tutta l’isola loro, ma hanno voluto far dono a me di buona somma di denari, acciò che io non habbia a sentire spesa per conto della loro Patria, come mi scrive ultimamente il detto Signor Dottore, che tiene il mandato in mano per riscuoterli. Per la qual beneficenza non solamente sarò in obligo di poner ogni cura e diligenza di far comparire al mondo la descrittione di detta Isola con ogni accuratezza, ma anchora di far sempre honoratissimo testimonio della magnificenza di quei Signori Giurati di Messina, che si sono riscaldati a farmi tanta gratia e favore per il publico beneficio. Il che sia per felice augurio di quest’ anno, accioche si possa anco effettuare il buon animo et heroica liberalità della sacra Cesarea Maestà, la quale per sua clemenza s’è compiaciuta di destinarmi per quel saggio che di me e delle cose mie ha havuto, così nobil dono e ricognitione che spero sarà bastante a far stampare del tutto la mia Italia a proprie mie spese, la quale immensa liberalità si sarebbe a quest’ hora adempita, se Sua Maestà non fosse stata perturbata da questi grauissimi travagli della guerra d’Ongheria e se anco non si fosse alcun altro impedimento attraversato, come m’ hanno fatto sapere quei Signori che non mancano con la sua sollecitudine d’ aiutarmi. Et tanto voglio hauer detto per far ciascuno capace della mia ottima intentione in beneficio particolare della nostra Italia, la quale Iddio conservi e mantenga nella pace e prosperità eh’hora si trova. Quanto poi all’altre mie fatiche, dico che al presente ho all’ ordine per poter fare ad ogn’ hora stampare il mio Primo Mobile distinto in dodici libri ; nel quale, oltre (i) Il Magini allude qui certamente ad Egnazio Danti. Coni. 1’Append. I.