— 97 — La carta maginiana del 1608 è la più grande carta d’Italia che fin allora avesse visto la luce per le stampe; essa infatti, come si vedrà, è ad una scala compresa all’incirca fra 1 : 1.250.000 e 1: 1.300.000, mentre la gastaldina del 1561, la maggiore, per dimensioni, fra tutte le precedenti, ha una scala che si aggira fra 1: 1.4U0.00Ü e 1: 1.450.000(1). I suoi pregi generali appaiono soprattutto evidenti quando la si ponga a confronto, da un lato con le migliori carte precedenti, l’anzidetta gastaldina del 1561 e le mercatoriane del 1589, dall’altro con una carta moderna. Per ciò che concerne il contorno della Penisola, si osserva un grande progresso soprattutto nell’ Italia meridionale, che, in una con le due penisolette calabrese e salentina, ha assunto oi'mai un aspetto non molto dissimile da quello che risulta da una carta moderna alla stessa scala. Anche tutto il percorso della costa adriatica — se si prescinda dal Delta del Po e dalla zona a sud fino al 44° lat., dove sono anche avvenute ulteriori modificazioni negli ultimi quattro secoli — è assai rispondente al vero. Per quanto concerne il contorno occidentale, l’immagine della Penisola è alquanto disturbata dalla errata direzione della costa tra l’Argentario e il Circello, dall’esagerata estensióne in senso ovest-est attribuita alla Riviera di Genova (2), e anche, indirettamente, dalla situazione troppo meridionale assegnata alla Corsica. L’errore più disturbante sta peraltro nell’eccessiva larghezza che assume la parte centrale della Penisola in confronto alla meridionale, ed anche, un poco, nella direzione (troppo spostata verso est-sud-est) che ha l’asse della Penisola, sempre in questa parte centrale. Questi errori e gli altri più sopra segnalati sono in rapporto con le coordinate geografiche poste a base del disegno, delle quali diremo tra breve. L’altra manchevolezza più evidente della carta, cioè l’inesatta figurazione della Sardegna, che veramente è in stridente disaccordo con tutto il resto, deriva invece da deficienza del materiale cartografico utilizzato. Le isole minori pertinenti all’Italia appaiono per la prima volta tutte nella nostra carta ; sono da essa definitivamente sbandite alcune isole immaginarie che si trovano ancora in carte precedenti, come eredità tolemaica. Talune isole hanno ancora dimensioni un po’ esagerate e forma spesso lontana dal vero, ma la loro situazione è ormai in complesso assai ben determinata (3). Per quanto riguarda il rilievo, la nostra carta mette in evidenza, ancor meglio della mercatoriana, lo svolgimento della catena principale alpina dalla Riviera di Ponente al Quarnero e quello della catena spartiacque appenninica in tutta la sua lunghezza, fino all’estrema Calabria, e anche la diramazione che percorre la penisola salentina ; essa fissa così una rappresentazione che rimarrà nella nostra cartografia per più di due secoli. Se si prescinda da questi lineamenti fondamentali, la rappresentazione orografica ha, come in tutte le carte precedenti, scarso valore. In effetto, si è già più volte notato, a proposito delle carte speciali, come la figurazione del rilievo sia molto spesso arbitraria e non riesca ad altro che a distinguere le aree piane dalle collinose e montuose; ora altrettanto può dirsi per questa carta generale, dove peraltro anche quest’ultima distinzione è spesso insufficiente. Quanto ai nomi orografici, mentre altre carte generali anteriori ne sono affatto prive o ne presentano pochissimi, la nostra ne ha una quarantina nella cerchia alpina ; su elementi astronomici diversi da quelli delle altre tavole speciali del Veneto e della generale. Tra le altre carte del primo periodo, anche le vecchie redazioni del Bolognese e della Romagna sono basate su elementi astronomici diversi da quelli accettati poi per le nuove redazioni e divenuti pel Magini definitivi. La carta del Ducato di Urbino, che è pure del 1595, non ha coordinate. Cfr. del resto più avanti § 6 pag. 100 e segg. ( 1) Cfr. per la scala e le questioni relative § 8 pag. 108 e segg. Si prescinde qui dalla carta che risulterebbe dalla riunione dì nove carte particolari contenute nelle « Italiae, Sclavoniae et Graeciae tabulae geographicae » di Mercator, la quali formano in realtà un tutto solo, sebbene presentate separatamente. Cfr. per essa Appendice I. (2) Tuttavia, come si dirà anche in seguito, l’estensione della Riviera è attenuata rispetto alla carta gastaldina. Nella carta mercatoriana il contorno è errato per altro riguardo. (3) Un particolare singolare si i che nel bel mezzo del G. di Taranto appare un’ isoletta col nome di M. Sardo. Nella tavola speciale (N. 56, Terra d’Otranto) la maggior parte del golfo è occupata dalla dedica. Questa fantastica isola di M. Sardo si ritrova poi nella carta d’ Italia del Greuter e in altre posteriori. Albagia. 7