— VI — nostro paese. Ciò risulterà dimostrato —credo — dal lavoro attuale, nel quale, indagandosi le fonti dell’opera maginiana, tutta la cartografia italiana del Cinquecento è in realtà presa in esame. Tale esame richiese lunghissime e ripetute ricerche in quasi tutte le maggiori Biblioteche ed in alcuni Archivi d’Italia, sia allo scopo di rintracciare e studiare il materiale cartografico cinquecentesco inesplorato riguardante l’Italia — e accenno qui che sotto questo aspetto particolarmente fruttuose riuscirono le ricerche fatte nelle Biblioteche di Firenze e di Roma (specialmente la Vaticana, l’Angelica e la Corsiniana), nella Marciana di Venezia, nell’Ambrosiana di Milano, nelle Biblioteche di Bologna, Modena, Ferrara e Piacenza e nell’Archivio di Stato di Parma —, sia per ricercare documenti che valessero particolarmente ad illustrare il lavoro compiuto dal Magini, a complemento di quelli già ritrovati e pubblicati da Antonio Favaro in un lavoro spessissimo citato in seguito ; e a questo riguardo giovarono indagini eseguite nelle Biblioteche Ambrosiana di Milano e Beriana di Genova e negli Archivi di Stato di Venezia, Bologna, Lucca e Mantova, in quest’ ultimo, soprattutto, il quale conserva una assai copiosa corrispondenza del Magini, solo parzialmente utilizzata dal Favaro. Le lettere del Magini più importanti per il nostro argomento sono anzi pubblicate per intero in appendice al presente lavoro. Il quale, nella sua parte principale — quella che ne costituisce veramente il nucleo — è dedicato dunque allo studio delle fonti dell’Atlante maginiano, per il che sono esaminate paratamente, ad una ad una, le carte delle singole regioni italiane, indagando anzitutto, per ciascuna regione, quale fosse lo stato della cartografia prima del Magini. Sono passate per tal modo in rassegna, come sopra accennavo, tutte le produzioni cartografiche anteriori che ci interessano; se non che spesso la descrizione di queste è fatta, per amor di brevità, con riferimento a precedenti lavori parziali miei o di altri, quando ne esistevano, ed è solo un po’ più diffusa, quando mancavano illustrazioni speciali delle carte citate. Ciò sia detto a spiegare una certa disformità, che si riscontra per questo riguardo nella trattazione dei singoli paragrafi, nei quali è diviso il Cap. IV, dedicato alle fonti del Magini. Mentre proseguivo le ricerche su questo argomento, una fortunata combinazione mi permise di rintracciare un documento cartografico della massima importanza, fin qui ignorato, cioè la grande carta d’insieme di tutta l’Italia, eseguita dal Magini nel 1608 come coronamento di tutto il suo lavoro, e in passato sfuggita alle ricerche degli studiosi. Tale carta, ora fortunatamente acquistata, nell’esemplare da me scoperto e tuttora unico conosciuto, alla collezione cartografica dell’ Istituto Geografico Militare e brevemente illustrata in un mio precedente scritto (1), viene ora studiata, in una con le altre carte d’insieme speciali che l’hanno preparata, nel capitolo V di questo lavoro, dedicato all’esame di quella che è più spiccatamente l’opera personale del Magini. In questo capitolo trova posto anche una disamina delle intricate questioni attinenti agli elementi astronomici sui quali il Magini fondò la rappresentazione cartografica dell’ Italia, al valore del miglio e del grado maginiano ecc. (l) La carta d' Italia di G. A. Magini (1608J, in «L’Universo», Firenze, 1920, fase. II.