— 145 — zione notevole dello Stato Pontifìcio, in parte materiali inediti, ottenuti per mezzo del Governo pontificio o di personaggi all’uopo officiati, come i materiali pel Regno di Napoli, ottenuti dal Viceré stesso per l'intermezzo del Buoncompagni duca di Sora, queili per la Liguria, il Piemonte, alcune parti del Veneto ecc., in parte infine carte già edite per le stampe, come quelle della Toscana (1). 2°) Il Danti non curò affatto, o quasi, di omogeneizzare le sue diverse fonti, e compartì l’Italia nella Galleria, tenendo conto, non tanto dell’estensione e dell’importanza relativa di ciascuno stalo o territorio, ma dei materiali che aveva. Così, mentre delle ventisei carte speciali dedicate all’ Italia continentale, otto sono dedicate al Napoletano, otto al'o Stato della Chiesa (tra queste una carta dell’Agro di Ancona, che poteva astutamente essere eliminata, essendovi già il Picenum), alla Toscana è per contro dedicata una carta sola, una all’intero Piemonte col Monferrato, ed una sola perfino a tutto il Veneto, tranne il lembo orientale (2). 3°) Il Danti dovette adattarsi allo spazio che aveva a disposizione nella Galleria e tener presenti anche alcune esigenze di carattere pittorico, onde ad es. il rilievo presenta t;ilora esagerazioni e travisamenti che in una caria ordinaria sarebbero eliminati. Le esigenze dello spazio spiegano anche la disformità delle scale, molto maggiore che nel Magini. 4*) La mancanza di uniformità nel lavoro del Danti si rivela, non solo nella sproporzione fra il numero di carte dedicate alle parti centrali e meridionali d’Italia e quelle dedicate al'a Italia settentrionale, e conseguentemente nelle scale, ma appare anche in seno alle carte stesse. Come si è già rilevato, la pittura del Dominio Veneto di terraferma, accanto ad aree ricchissime di nomi e di indicazioni, come il Bergamasco e il Veronese, ne presenta altre quasi vuote, come il Bellunese, l’Alto Vicentino, il basso Bresciano. Ciò si deve al fatto che questa pittura è basata su fonti diverse, cioè su carte (edite o inedite) delle singole province venete. Il Danti non potè avere peraltro il materiale completo, come il Magini, e trascurò le parti per le quali aveva scarsi elementi. Analoghe osservazioni possono farsi perla pittura del Ducato di Parma e Piacenza e per il Mantovano. 5°) Anche nella carta generale dell’Italia del Danti appare con molta evidenza la disformità delle fonti che l’autore ebbe a disposizione per le varie parti della penisola, sebbene, per ottenere una certa omogeneità, almeno apparente, si sia introdotta una enorme semplificazione. Questa carta, per quanto assai bella, è in effetto molto povera, specialmente rispetto ai centri abitati, e soprattutto per la parte più propriamente continentale, ad ovest di una linea condotta all'incirca da Ravenna alla foce dell’Ombrone. Il paragone fra questa carta generale del Danti e 1’ “ Italia Nuova „ maginiana del 1608 ci dà meglio di tutto la misura del valore diverso dei due lavori. La carta del Danti è -— ciò va tenuto presente — di almeno venticinque anni anteriore alla maginiana, perchè, sebbene certamente eseguita dopo tutte le altre regionali delle quali è la sintesi, non può esser posteriore al 1583, anno in cui il Danti fu nominato alla sede vescovile di Alatri ; essa occupa pertanto un posto cronologicamente intermedio tra 1’“ Italia, di Giacomo Gastaldi (1561) e quella del Magini, ed anche per la figurazione generale del nostro paese rappresenta una tappa intermedia. L’orientazione generale della Penisola è ancora assai più simile a quella della carta gastaldina, ma nella rappresentazione dei contorni, notevoli miglioramenti ci offre il Danti per la costa ligure, per le penisole calabrese e salentina. Per l’Italia continentale, la carta del Danti mostra uno stridente contrasto tra la parte ad oriente dell’Adda, che rappresenta un progresso notevole rispetto al Gastaldi e si avvicina di più al Magini (e ciò è dovuto ai buoni materiali che il Danti ebbe per gran parte del Veneto, in parte comuni col Magini), e la parte a occidente dell’Adda, che presenta invece molte analogie col Gastaldi (si guardi alla rete dei fiumi e alla forma dei laghi Maggiore e di Como), di cui il Danti utilizzò le carte, in mancanza di altri materiali. Per l’Italia centrale, la direzione della costa tirrena fra l’Argentaro e il Circello ha un effetto disturbante nella pittura dantiana, ma questa è, specialmente per le parti interne, molto superiore alla gastaldina per ogni elemento della rappresentazione cartografica. Ma sì per l’Italia centrale, come e più per l’Italia meridionale, enorme è il progresso del Magini rispetto al Danti. Un confronto minuzioso rivela del resto la superiorità della carta maginiana per qualsiasi parte della Penisola. La carta del Magini, non solo è enormemente più ricca di indicazioni, ma rivela ovunque le tracce della lunga diligenza dell’autore, dell’opera personale di scelta degli elementi, di uniformazione e di vaglio, che il Danti non ebbe il tempo o l’abilità di eseguire. Sarebbe anche molto utile poter confrontare le coordinate fondamentali del Danti con quelle del Magini e del Gastaldi, ma ciò non è attualmente possibile, perchè nelle pitture dantiane, i restauri recenti hanno, come si è già detto, alterato o fatto scomparire la graduazione, sia sulla carta generale, sia su molte delle regionali, talché occorrerebbe restituirle con (1) Un esame particolare delle fonti delle pitture del Danti si riserba ad altro lavoro. (2) Questa deficienza iu rilevata dal Danti stesso, dacché egli, nella lettera sopra riferita aH’Ortelio, avverte che, volendo ridurre in libro l’opera sua, sì proponeva di portare a 46 le carte speciali dell’ Italia, certo per ottenere una migliore ripartizione. L’opera non fu mai eseguita. Almagià. io