Sette anni or sono, esponendo alcune considerazioni preliminari sulla cartografia dell’Italia nel Cinquecento, io scrivevo: u La storia della cartografia dell’Italia nel suo progresso interiore, dall’invenzione della stampa fino alla metà del secolo XVII, è ancora quasi tutta da fare. Intendo dire con ciò che manca finora un lavoro complessivo, il quali indaghi e coordini i successivi miglioramenti e perfezionamenti, che ha subito sotto ogni aspetto la rappresentazione cartografica dell’ Italia, sia in generale, sia per le singole regioni, dall’epoca in cui apparvero le prime carte stampate, sino all’inizio della cartografia scientifica „ ( 1). La ragione precipua della mancanza di un tale lavoro d’indole sintetica sta in ciò che mancano ancora i lavori analitici su cui esso dovrebbe basarsi. Perocché gli scritti, pur molto numerosi in Italia, che si riferiscono alla storia della cartografia, lasciano di solito in seconda linea quello che è, secondo me, almeno dal punto di vista geografico, l’argomento più importante, cioè l’esame critico del contenuto delle carte, lo studio e la valutazione di ogni singolo prodotto cartografico, in base all’indagine delle fonti utilizzate dall’autore ed all’influenza che tale prodotto ha esercitato sugli analoghi prodotti posteriori, dai quali può essere stato a sua volta utilizzato. È evidente che solo un esame siffatto può permettere di ricostruire quello che sopra ho chiamato il progresso interiore nella rappresentazione cartografica di un paese, come, nel nostro caso, l’Italia. Il presente lavoro vorrebbe essere un saggio di uno studio analitico di questo genere, riguardante la più vasta ed importante opera cartografica sull’Italia che sia apparsa per le stampe prima dell’inizio della cartografia geodetica, cioè l’Atlante di carte delle varie parti d’Italia, messo insieme dall’astronomo padovano Giovanni Antonio Magini e pubblicato postumo dal figlio Fabio nel 1620, col semplice titolo “L’Italia”. Questo lavoro era già preannunziato nel mio scritto citato sopra, nel quale già si metteva in rilievo che l’opera maginiana rappresenta in sostanza una felice sintesi di tutta la cartografia del secolo XVI concernente il (i) Cfr. : La cartografia dell’ Italia nel Cinquecento. Consi derationi preliminari, con un saggio sulla cartografia del Piemonte. « Rìv. Geog. Ita!.», anni XXI-XXII, 1914*15*