— 13 — è veduto, in istretti rapporti, e dell’aiuto di persone autorevoli di ogni parte d’Italia, delle quali talora conosciamo i nomi ; quasi tutti i governi, più o meno presto e più o meno liberalmente, risposero all’appello ; solo il Granduca di Toscana e forse qualche altro dei minori sembra si rifiutasse. Una volta raccolti tutti i materiali, il Magini soleva fare un primo abbozzo della carta, che mandava a rivedere a persone competenti, poi procedeva all’ incisione, che, per quasi tutte le carte, fu eseguita, come vedremo, sotto i suoi occhi nella stessa sua casa, a Bologna ; anche dopo incise le carte, le faceva circolare in alcune copie di saggio, talora senza il disegno orografico, fra amici e conoscenti, per averne il giudizio ; poi le completava, pur non trascurando di correggerle sul rame, se gli venivano segnalati errori od omissioni, come ci è rivelato già anche dall’esame sommario, fatto nel capitolo precedente, dei rami stessi. In qualche caso, avendo ricevuto materiali nuovi molto migliori, rifece da capo le carte, sacrificando il rame già inciso e terminato. Del modo come procedeva nel lavoro, abbiamo da lui stesso numerose testimonianze, alcune delle quali meritano di essere riferite. Nella prefazione all’edizione italiana del “ Primo Mobile „ (Venezia 1606 ; ma la dedica del Magini è del gennaio 1605) che riproduciamo in appendice (1), egli scrive : “ Io dunque ho atteso con ogni sollecitudine a procurare di tracciare i disegni di tutte le parti di questa Provincia (è l’Italia], non mi contentando di haverne uno o due per ciascheduna parte, ma tutti quelli che ho potuto ottenere con adimandargli e farli adimandare ai principi ed ai Padroni degli stati d’Italia e ad ingegneri e virtuosi che li tenevano appresso di sè. Li quali poi tutti da me molto bene considerati e conferiti insieme ni’hanno servito a far un’abbozzatura di mia soddisfattione, secondo i precetti geografici, seguitando le vestigia dei più approvati autori, compartendo la mia fatica in sessanta pagine in circa di foglio, le quali poi tutte ho mandate a veder separatamente a virtuosi e intendenti di quelle provincie e territorj, acciocché siano emendate dagli errori, se commessi se ne fossero nella continuatione delle Tavole e nella disposinone, col supplire anco ai luoghi mancanti. Nè mi sono contentato di far vedere una Tavola ad un solo, ma a molti, come potranno far fede coloro che sono stati da me per questo etìetto travagliati.... „. E già nella prefazione all’edizione latina dello stesso “Primo Mobile „ (Venezia 1604), aveva scritto, parlando dei materiali da lui raccolti : “ Cum nihil ita reconditum fuerit, quod illustrissimorum Cardinalium, Principum, snmmorumque virorum intermedia opera.... non obtinuerim „ (2). E sin dal 1598, scrivendo a persona residente in Padova, alla quale aveva mandato in esame una tavola della Riviera di Levante già incisa, ma senza il disegno dell’orografia, avvertiva : “ Non ho fatto li monti a detta Tavola, non perchè io non sappia che quel paese è montuoso, anzi alpestre, ma per mia comodità e di chi ha da correggere la tavola, perchè si può facilmente scancellare i nomi mal scritti e mal posti e notarne di quelli che mancano, e così anco mutare il corso dei fiumi, che essendoci li monti, non si può così facilmente. M’è intervenuto più di dieci volte questo nel mandar le tavole di prima abbozzatura, che mi è stato butato innanti che ci mancano li monti, quasi eh’ io sia tanto rude, eh’ io non sappia qual parte d’ Italia è montuosa e qual piana „. La carta di cui si tratta è quella riprodotta nella tav. Il, che è appunto senza orografia, al pari di quella del Ducato di Urbino (tav. V), che è pure una copia di saggio non terminata. Nella medesima lettera or ora citata egli si giustifica dell’impossibilità di andare personalmente ad eseguir controlli sui luoghi, notando come l’opera di rilevar sul terreno un paese vasto come l’Italia sia così gigantesca, da soverchiar le forze d’un uomo, e soggiunge: “Fo professione di Geografo, in quella maniera che ha fatto Tolomeo, il Mercatore e degli altri galant’huomini, che da disegni particolari, con quei lumi e (1) Cfr. Appendice IV. (2) Cfr. Appendice IV.