— 52 — la tav. del Mantovano, nonostante che questa sia a scala un po’ maggiore ; per la vai di Magra con la tav. 8 (Riviera di Genova di Levante), la quale, sebbene pure a scala maggiore, non ha particolari che non si trovino nella nostra. La dedica doveva essere originariamente analoga a quella della carta del Bolognese, ma poi fu sostituita da Fabio con altra ; della scritta originaria non resta che il nome “ Giov. Antonio Magini „, al quale fu premesso al solito un «Fabio di „. Di carte a stampa del Modenese, anteriori alla maginiana, non ne conosco che una, quella incisa in legno e assai rozza, di Alberto Balugoli del 1571, la quale non ha alcuna relazione con la nostra (1). Di carte manoscritte, una, grandissima, eseguita, almeno per la parte piana, da Antonio Pasi, ingegnere al servizio degli Estensi nel 1580, si conserva alla Biblioteca Estense di Modena (2) ; un’altra, pure probabilmente del secolo XVI, assai malandata, è all’Archivio di Stato di Parma (3) ; nessuna delle due ha relazione con la carta del Magini. Questi ha certamente attinto anche in questo caso a materiali inediti. Acquista allora particolare importanza la constatazione della analogia assai stretta che corre fra la nostra carta e la pittura “ Ferrariae Ducatus „ di Egnazio Danti nella Galleria Vaticana, per una parte notevole del territorio modenese. Questa pittura abbraccia, oltre al Ferrarese (a proposito del quale noteremo pure in altra occasione le analogie col Magini), anche tutto il Modenese, il Reggiano e la Garfagnana. Ora, per tutta la parte montuosa del Modenese vero e proprio, ossia il bacino della Secchia e del Panaro e l’alto bac. del Tresinaro, come pure per la Garfagnana, il disegno del Magini coincide con quello del Danti, cosi per l’idrografia, come per i centri abitati; alcune divergenze sono dovute a ciò che quella del Danti, è, non una carta, ma una pittura, la quale fu restaurata in vari tempi, da ultimo e con pochissima abilità nel secolo XIX, onde, tra l’altro, nel ridipingere alcuni nomi un po’ cancellati furono commessi svariati errori (4). Ma i centri abitati che non sono comuni a due disegni sono pochissimi. Il lago Santo è in entrambi; quanto ai laghi Pratignano e Scaffiolo (sic) e all’alta valle del Dardagna, essi non trovan posto in questa pittura del Danti (lo spazio è occupato dal quadro col titolo), ma si ritrovano nella pittura del Bolognese, della quale parleremo altrove. Le analogie fra i due autori vengono meno per il bacino dell’Enza, per la bassa Secchia (a valle di Modena), il basso Reggiano, il Carpigiano ed il territorio di Correggio. Il u Forte Urbano „ di Castelfranco, dipinto in grandi dimensioni dal Danti, manca nel Magini. Quanto all’orografia dell’Appennino, il disegno maginiano è vago e arbitrario; come nella carta del Parmense e Piacentino, mancano assolutamente nomi orografici (5). Analogie strette tra le carte maginiane e le pitture del Danti s’incontreranno in molti altri casi, come vedremo in seguito ; e non sempre si può darne spiegazione (1) Misura cm. 53X39 lU- ^ titolo, a destra verso il mezzo, è: « Ritratto della città di Modona et | del suo antico con | tado posto p(er) lo più I fra Sechia e Pa | nara fiumi : la cui lu(n)ghezza dall*Alpe | al Finale overo da | Garbino a Greco si | estende per miglia | 70 e per la larghezza | dove è la maggio | re è intorno a 20. Confina con Bolo | gnesi verso Levan | te e Ostro e con | Reggiani alla parte | eli Tramontana et | Occidente. — Intitolato al Serenis | simo Sig. D. Alfonso | da Este digniss. Du | ca di Ferrara etc. | Osservandiss. Sig. et | Padrone del tacitore | di questa carta». In ovale in basso in mezzo «In Modona l’anno 1571 | per ordine del Sig. Alberto Ba | lugoli che fu dell’opera au | tore, nella stamperia dei Ga | daldini». È descritta da Riccardi P., Carte e memorie geografiche e topografiche del Modenese, in «Atti della R. Accad. di Se. Lettere e Arti di Modena», t. XVII, 1877, pag. 3-5 dell’estr. È rarissima. Ne ho visto copia alla Bibliot. Estense di Modena nella raccolta intitolata « Iconopolitheatrum sive theatrum omnium tptius fere orbis civitatum ecc. ». (2) La carta è in otto fogli montati in tela di circa cm. 79X^6 ciascuno, dipinta ad acquerello. Nel foglio VII è un’arme estense e sotto, in un quadro a fregi, la scritta : « Anno a Xti Nativitate MDLXXX | Sereniss’ Alfonsi II Ate-stini Ducis Ferrariae et C. | Totius Jurisdict.is Italicae vera descri | ptio authore M. Antonio Pasio Ca | rpen. eiusdem ser. ducìs pract | ico mathematico ». La parte montuosa è tuttavia certamente posteriore e si attribuisce a G. Cantelli e a G. Fontana. Alcune memorie di Marc*Antonio e di Pasio Pasi ingegneri ai servizio estense si trovavano fra i manoscritti Guaitoli secondo il Catalogo pubblicato in «Mem. stor. e docum. sulla città e princ. di Carpi» voi. VII, 1897, pag. 81, n. 28. (3) È nella grande Raccolta cartografica dell’Archivio, che attende ancora di esser fatta conoscere agli studiosi. Voi. XLVIII, n. 65. Tre schizzi comprendenti parte del Modenese, due dei quali rozzissimi, si trovano anche nella più volte citata Miscellanea della Bibliot. Ambrosiana di Milano num. 9, 13 e 37. (4) Per alcune questioni generali sulle pitture del Danti, come anche per la citazione delle fonti e degli studi sul Danti stesso, il lettore è rimandato all’Append. I, dove si è fatto un breve confronto generale tra l’opera del Danti e quella del Magini. ^5) Leandro Alberti (Descnttìone ecc., carta 312 R-V) conosce invece, ad est, presso le sorgenti della Secchia, i monti Cusina, Albagnana e Caualbianco.