— 5ò — corso del Po di Goro e di altri fiumi vicini. Questa carta, che ha pur essa il tracciato della linea ad interim tra Cento e Casone del Porto, non è una derivazione diretta o contraffazione della carta maginiana (1), ma deve ritenersi un prodotto, del resto assai scadente, derivante dal rilievo del Danti, fonte principale anche per il Magini. Le analogie tra Danti e Magini si estendono anche alla vecchia redazione della carta “ Romagna olim Flaminia che è datata 15 aprile 1597 ed è pure la più antica carta a stampa a noi nota della regione (2). Essa è riprodotta nella tav. IV. Misura, nell’originale, cm. 43 X 32 e, a differenza del “Bolognese „, non ha graduazione ai margini. Per le parti comuni al “Bolognese „, cioè pel territorio ad ovest del Santerno (con le valli del Mar Morto, Dugliolo ecc.), è sensibilmente identica a quest’ultima, sebbene a scala un po’ più piccola (10 miglia = mm. 47) ; per il resto ha riscontro nella “ Flaminia „ del Danti, non solo per l’idrografia e per il numero e la situazione dei centri abitati, ma anche per altri particolari secondari, come la figurazione delle Saline a sud-est di Cervia e l’indicazione delle pinete litoranee (Pigneda di Cervia in Mag. = Pineta di Cerva in Danti; Pigneda a sud di Hospedaleto in Mag. = Pinedo del Porto di Classe in Danti). Comuni sono anche alcuni errori : S. Arcangelo, collocato sulla sinistra dell’Uso, anziché sulla destra; S. Giustina e S. Vito più ad est scambiati di posto (3). Sembra che il Danti eseguisse personalmente anche una ricognizione della Romagna nel 1578 o 79 (4) e che se ne servisse per la pittura nella Galleria Vaticana; il Magini dovette aver sott’occhio un disegno derivante da tale pittura, e ne desunse anche qualche elemento di carattere accessorio o decorativo (5). Inoltre egli (o colui che gli fornì il disegno dantiano) commise qualche errore di trascrizione (S. Marco per S. Mauro, S. Martino per S. Marino, Verulchio per Verrucchio ecc.) e trascurò qualche nome qua e Ih, p. es. nei dintorni di Ravenna (6). La derivazione della carta maginiana dai materiali dovuti all’opera del Danti, anteriore di poco men che vent’anni, spiega perchè questa tavola della Romagna apparisca notevolmente antiquata : non vi figurano infatti i lavori della così detta “ Bonifica Gregoriana „ (p. es. la chiavica gregoriana, ed altri canali di scolo derivati dal Lamone), ordinata da Gregorio XIII con breve dell’8 settembre 1578, lavori che, per quanto procedessero lentamente, dovevano essere ben avanzati nel 1597, quando il Magini delineò la sua carta (7). (1) Ciò mi pare escluso dal fatto che tra questo «Territorio di Ferrara e di Bologna» anonimo e il vecchio Bolognese del Magini vi sono alcune divergenze relative ai centri abitati : p. es. Casone del Porto, Buda, Madonna del Poggio, che figurano in Mag., mancano neH’anoiiima ; viceversa questa ha Crozadina, Fantuzza, Gazanigo (nella zona tra Imola e le valli del Mar Morto), mancanti in Mag. Vi è pure qualche divergenza nella grafia dei nomi, ad es. Vigoratto in Mag. e Vigorasco nell’Anonima. Questa carta anonima è rarissima : io ne ho visto copia nella bellissima « Raccolta di disegni dello stato e città di Ferrara ed altri confini», in due volumi, posseduta dalla Biblioteca Comunale di Ferrara (Voi. I, n. 26). (2) Prescindo dalla su ricordata carta anonima del « Territorio di Ferrara' e di Bologna » e da altra senza titolo, estremamente rozza, che comprende il territorio di Ferrara e anche Bologna, Modena, Rezzo ecc., con la figurazione di queste città, grandissime, con mura, torri ecc. e qualche altra località minore in posizione errata. Non ha graduazione ai margini, nè scale. È dedicata al Card, di S. Giorgio da Girolamo di Novo. Io ne ho visto solo copie con la scritta «Fran-cisci de Pauol. formis Romae 1640», ma questa scritta è manifestamente sovrapposta ad altra più antica. Di Girolamo Di Novo si ha una pianta di Ferrara stampata a Roma nel 1598. Di carte manoscritte della Romagna, merita qualche attenzione quella contenuta nella pivi volte citata Miscellanea Ambrosiana al num. 26, che rappresenta la costa adriatica da Cervia alla Cattolica col retroterra fino alle radici dell’Appennino. Essa è priva di scala e di Indicazioni di distanze ; con la rappresentazione maginiana non ha alcun rapporto. (3) Questi errori sono corretti nella più recente -Romagna» del Magini, di cui diciamo più oltre. (4) Cfr. Del Badia J., Op. cit., pagg. 22-23 e 1 documenti ivi citati ; Palmesi V., Scritto cit., loc. cit. (5) P- e>- nella pittura del Danti è disegnato tutto il lungo esercito di Cesare proveniente da Faenza ; sul Rubicone è un dado e più in alto la scritta: «Alea iacta est». Il Magini ha pure, nella posizione corrispondente, un dado con la scritta: « S. P. Q. R. lex». (6) In questa vecchia redazione della « Romagna » maginiana, è da notarsi una particolarità : che cioè la tecnica della rappresentazione orografica nella parte occidentale (all’ incirca ad ovest del Ronco) è diversa da quella della parte orien tale. Io sospetto che in quest’ultima i monti in origine mancassero, come nella finitima carta del Ducàto dì Urbino, e fossero aggiunti più tardi, forse da altra mano. (7) Sulla Bonifica gregoriana cfr. Lanciani, Sul fiume Lamone e sulla sua bonificazione ; Roma «Giorn. del Genio Civile», 1873, Nota 3, pag. 93-99. Per vedere quali mutamenti fossero derivati all’idrografia del Lamone e del territorio a nord di Ravenna (antiche valli di Savarna ecc.) in virtù della bonifica gregoriana, bisogna consultare ad es, la bella Corografia del Ducato di Ferrara, di Bartolomeo Gnoli (1635), dove appunto figurano la Chiavica gregoriana e altre derivazioni dal Lamone. Si sa poi che questo fiume fino al 1599 sboccava in Po di Primaro a S. Alberto (cosi nelle due « Ro-magne » del Magini) e solo in quell’anno fu divertito nelle valli ravennati. \