— 54 — ed è anche piuttosto povera di centri abitati, si segnala per la rappresentazione del-P idrografìa, specie nella parte piana, e soprattutto per l’accurata figurazione delle valli di S. Giovanni, di S. Maria, di Pegola, di Mar Morto e di Dugliolo. Non ha l’indicazione dei confini del territorio, fuorché per la sezione tra il Reno e Casone del Porto sul Sillaro, ove una linea a punti indica la confìnazione col Ferrarese, la così detta linea ad interim, fissata per una transazione del 12 febbraio 1579 tra i Bolognesi e il Duca di Ferrara, che doveva veramente essere provvisoria, ma rimase poi come linea di confine definitivo. Non abbiamo alcuna notizia diretta circa le fonti utilizzate dal Magini per questa carta, ma anche in questo caso ci soccorre il confronto con la pittura della “ Bono-niensis Ditio „ di Egnazio Danti nella Galleria Vaticana. Le analogie sono evidentissime per tutta 1’ idrografia della parte piana (inclusa quella, complicatissima* delle valli sopra enumerate, che è sensibilmente identica in entrambi), ma sono del pari notevoli anche per la parte montuosa, come pure per la situazione e nomenclatura dei centri abitati. Identità perfetta non vi è ovunque : si noti ad es. che nella pittura del Danti appaiono i nomi di alcune montagne, messe bene in vista — M. delle Formiche, M. Vigese, M. Ouoli, R.ca d’Arfen, Sasso della Corona — ; nel Magini tutti questi nomi mancano, per quanto taluni dei monti corrispondenti siano figurati più grandi. Altre divergenze sono imputabili ai restauratori delle pitture dantiane. Anche nella pittura del Danti, in corrispondenza al percorso della linea a punti segnata nella carta maginiana (confine tra Bolognese e Ferrarese) appare una linea rossa, corrente da Porto novo a Dosso, il cui significato è spiegato dalla seguente scritta posta in un quadro in alto a destra : “ Rubicunda haec linea quaecumque ducta conspicitur, Bononiensis et Fer-rariensis agrorum terminos a Gregorio XIII P. M., iis quorum res agebatur consen-tientibus dispositos demonstrat anno D. MDLXXIX „. Consta che il Danti, incaricato nel 1578 di eseguire il rilevamento di tutto lo Stato Ecclesiastico (1) fece una ricognizione del Teriitorio Bolognese, impiegandovi due mesi, con 1’ intento probabile di rivedere e correggere sui luoghi qualche carta precedente (2). Non si può peraltro asserire che nell’eseguire, qualche anno dipoi, la pittura nella Galleria Vaticana, egli si basasse unicamente sui propri lavori : per le regioni percorse dalla linea ad interim poteva presumibilmente disporre di qualche carta parziale fatta in occasione di quella delimitazione, di poco tempo posteriore alla propria ricognizione. Al Magini dovettero essere comunicati, a Bologna, i risultati delle ricognizioni del Danti, ovvero una carta costruita in base ad essi e in base ad altri eventuali elementi derivanti dalla confìnazione del 1579 ; ad una utilizzazione diretta, de visti, della pittura dantiana da parte del Magini non è possibile pensare, poiché il vecchio Bolognese maginiano è anteriore di due anni alla gita del nostro astronomo a Roma (3). Del resto il Magini non fu solo a utilizzare i materiali del Danti. Si possiede una carta anonima intitolata “ Territorio di Ferrara e di Bologna „ incisa in rame, stampata a Roma “ cum privilegio A. D. 1597 », misurante cm. 46.5 X 38.5, la quale, per tutte le parti comuni, è sensibilmente identica alla pittura dantiana e alla carta maginiana, ma non ha che una piccola parte del Bolognese montuoso, mentre ha in più tutta la parte che nella carta maginiana è occupata dal titolo e dalla scala (valli di Comacchio, territorio tra Po di Volano e Po di Goro) ed anche tutto il fi) Nel Trattato del Radio Latino (Roma, Accolti, 1583), il Danti afferma (pag. 47) di aver usato con profitto questo istrumento « nel levare le piante delle Province che ho fatto per comandamento di papa Gregorio XIII della Romagna, e una parte dell’ Umbria et del Latio e di Sabina, del Territorio di Bologna e di Perugia____». Altri particolari in Del Badia J., Egnazio Danti, Firenze, 1898, pag. 22-23 e Palmesi V., Jgnazio Danti, in «Boll. R. Deputaz. di St. Patria per 1’ Umbria », voi. V, 1899, pag. 99. Cfr. Append. I. (2) Non si può infatti immaginare che in due mesi egli potesse eseguire ex novo un rilievo originale. (3) Una descrizione molto accurata del Bolognese e di Bologna, sua patria, ci dà Leandro Alberti (Descrittione, pag. 320 R. e segg.). Egli in parte raccolse notizie de visti (almeno per i paesi lungo la Via Emilia e lungo la valle del Reno) ; non risulta con sicurezza se avesse sott’occhio una carta particolare del Territorio. Non è escluso che il Magini abbia desunto dall’Albert! qualche indicazione, p. es. quella sul Luogo del Triunvirato (tra Lavino e Ghironda ; cfr. Alberti, cc. 339 R ; ma il nome Ghironda manca in Mag.) e alcuni nomi di località abitate nella zona montuosa. Ma fra la descrizione dell’Alberti e la carta maginiana vi sono sostanziali divergenze.