— 15 — deva al duca i disegni del Mantovano, rinnovando una domanda già fatta l’anno precedente. Nello stesso anno 1596 era finita e incisa anche la carta del Territorio di Urbino, la cui dedica originale è del 2U giugno 1596; di poco posteriore è probabilmente, almeno nella sua prima redazione, la carta della Marca d'Ancona, che le. si connette. La Romagna era pubblicata poco dopo, nell’aprile 1597 ; il Ducato di Ferrara era inciso nel dicembre 1597. In quello stesso anno il Magini aveva già avuti anche i disegni del Genovesato, della Corsica e dello Stato di Massa, come si rileva dalla dedica della vecchia “ Riviera di Genova occidentale „ (tav. 1), che è del 15 ottobre di quell’anno. Anche la maggior parte delle tavole degli Stati Veneti (escluse certamente quelle del Tirolo e dell’Istria e forse qualche altra) debbono essere state eseguite nel periodo 1595-98, almeno per quanto riguarda il disegno, perchè nella su citata lettera del 20 luglio 1598 il Magini dice che, avendo ricevuto dal governo della Repubblica venti disegni originali delle varie province, se ne serviva per correggere i suoi, che dunque dobbiam supporre già fatti ; anche l’incisione non può esser di molto posteriore. La lettera testé citata ci informa pure che in quel torno il Magini aveva ricevuto dal Duca di Mantova anche materiali per il Monferrato e il Piemonte, oltre che per il Mantovano; anzi il Monferrato era già intagliato fin dal 1597, sia pure in edizione provvisoria, che il Magini mandava al Duca perchè fosse “ riveduto e esaminato da intendenti e prattici del paese (1) „ ; vedremo in seguito che anche una carta del Piemonte era probabilmente già compiuta nel 1597. Del resto, sullo stato dei lavori alla metà circa del 1597 siamo informati da brani di due lettere dirette all’Ortelio dai suoi corrispondenti residenti in Italia. Una è da Roma del 18 ottobre 1597, di Jacopo Colio, il quale informa l’Ortelio di essere andato nell’estate a Bologna: “ibi in aedibus fui domini Magini, quem Romam pro-fectum esse ut nancisceretur Regni Neapolitani descriptionem, cui tabulas 25 adsigna-vit, audivi ex Arnoldo Scherpensiel belga eius sculptore, citerioremque Italiae partem 25 tabulis exculptam esse „ ; l’altra è di Giovanni Lheureux o Macario, pure da Roma in data 25 ottobre 1597, e conferma la cosa: “De Magino scito eum tabulas habere omnes ad Neapolitani regni usque ditionem, quas singillatim vidi (Romae enim haesit per aestatem), sed non respondent meis votis. Differì edere (quamvis plurimae incisae in aes sint), donec omnes reliquas collegerit atque plurimas emendarit ; ibunt interea menses et anni.... (2) „. Il Magini dunque, dopo tre anni di lavoro, era riuscito a procurarsi i disegni di tutta l'Italia settentrionale e di parte della centrale (vedremo in seguito che gli mancava con ogni probabilità la Toscana e certamente anche parte dello Stato della Chiesa), anzi molte delle tavole relative erano già incise, sebbene in forma non ancora definitiva. La seconda delle lettere su riportate c’informa anche che in quest’anno 1597 il Magini venne a Roma e vi passò l’estate. Gli scopi di tale viaggio erano due : procurarsi i disegni del Reame di Napoli, che ancora non possedeva, ed esaminare le famose pitture geografiche dell’ Italia che Egnazio Danti aveva eseguito qualche anno prima, per incarico di papa Gregorio XIII, nella Galleria Vaticana. Il giudizio del Magini su questa grandiosa opera del Danti è contenuto nella lettera del 20 luglio 1598, più volte citata, ed è, come quello dei corrispondenti dell’Ortelio e di altri contemporanei (3), ingiustamente severo (4). 11 nostro autore, dopo un esame lungo e approfondito (“ne ho fatto notomia „, egli scrive), rimprovera al Danti che le sue tavole non formino un corpo solo, siano tolte di peso da materiali in gran parte precedentemente stampati, e siano piene di errori e di lacune. “ L’istesso Stato della (1) Lettera in data 23 marzo 1597 ; cofr. Appendice III, lettera n. 2. (2) Abrahami Ortelii, geografi hi antuerptensis et virorum eruditorum ad eutidem.... Epistulae (1524-1628), edidit J. H. Hessel., Cantabrigae, 1887, n. 309 e 310, pag. 726-32. (3) Cfr. Bertolini G. L., Sull'opportunità di una riproduzione delle opere cartografiche monumentali di E. Danti ; in «Boll. Soc. Geogr. Ital. », 1910, pag. 20-22. (4) Su queste pitture del Danti torneremo molte volte nel corso di questo lavoro e nell’Appendice I.