— 30 — conscribendis „ si servisse del numero rotondo gr. 44, come si serve in altre sue operazioni, nulladimeno in più luoghi dice che tanto per l’altezza del sole nel meridiano, quanto per via di ombre e stili havesse trovato la latitudine essere gr. 44.29 „ (1). Ecco dunque la fonte della notizia, la quale non ha in sè nulla di inverosimile, ma che non possiamo altrimenti accertare (2). § 4. Le carte del Milanese. — Le carte dello Stato di Milano nell’“Italia, ma-giniana sono cinque : quella che porta il n. 10 è la carta generale dello “ Stato di Milano misurante circa cm. 46.5X34.5, la quale poi, come avverte il Magini stesso (3), si partisce nelle quattro successive, cioè : 11) “Parte Alpestre dello Stato di Milano, coi laghi Maggiore, Lugano e di Como „ cm. 48X35.5. 12) “Ducato o vero Territorio di Milano „ cm. 46,3X34.2, a scala un po’ maggiore della precedente. 13) “ Territorio di Pavia, Lodi, Novarra, Tortona, Alessandria e altri vicini dello Stato di Milano „ (47X35.5), sensibilmente alla stessa scala del n. 11, del quale potrebbe dirsi la continuazione a mezzogiorno. 14) “ Territorio di Cremona „ (47X34.3), a scala notevolmente maggiore di tutte le altre. Queste carte sono della stessa fattura e i'el medesimo stile delle carte del Piemonte e della Liguria deHa prima redazione e come quelle sono certo opera dell’incisore Arnoldo di Arnoldi ; le dediche sono tutte limiate da Fabio Magini, ma parte sono, come si è visto, aggiunte posteriormente (carta di insieme e forse carta del Cremonese), parte sono sovrapposte ad altre precedenti cancellate sul rame. Queste carte dello Stato di Milano sono certamente tra le prime, alle quali il Magini mise mano nell’accingersi alla sua grande opera: sappiamo infatti dalla lettera al duca di Mantova in data 25 novembre 1596, che a quell’epoca esse erano già intagliate. Sono perciò anteriori anche alle più vecchie carte del Piemonte, del che abbiamo forse anche qualche prova intrinseca; per quanto a noi consta, solo la prima edizione della carta del Territorio Bolognese e la carta del Vicentino sono precedenti a queste del Milanese. Si sa che per il Milanese il Magini aveva avuto “ aiuti notabili „ da G. B. Clarici, ingegnere della Maestà Cattolica per lo Stato di Milano (4), e per il Comasco informazioni da Gerolamo Bor-sieri (5) ; nessun’altra notizia diretta abbiamo circa le fonti utilizzate. Di carte a stampa della regione lombarda, anteriori al 1596, si conoscono finora le seguenti : 1°) Il “ Novum Langobardiae opus „ stampato a Venezia da Luca Antonio de Hubertis, verosimilmente tra il 1515 e il 1525 (6); (1) A cc. 93 R. attribuisce al Ceva l’assegnazione del valore di 310 20’ come longitudine di Genova. (2) Il fatto che le coordinate assegnate dal Magini a Genova siano notevolmente diverse da quelle attribuite al Ceva non infirmerebbe la verosimiglianza della notizia, perchè, come vedremo, la determinazione della rete geografica per tutta 1* Italia è opera personale del Magini. Potrebbe pensarsi che queste carte fatte dal Ceva fossero le più vecchie della Liguria ricevute dal Magini nel 1597 — ipotesi che parrebbe confortata dalle parole del Borzino che attribuisce al secolo precedente, cioè al XVI, i lavori del Cev,a — ma, se il Borzino ebbe, come è certo, fra le mani l’Atlante d’ Italia del Magini, dovette egli stesso accorgersi della corrispondenza fra le tavole della Liguria in esso contenute e quelle del Ceva. (3) Tavole del Primo Mobile, Venezia, 1606. Conf. Append. IV. (4) Lettera a persona residente in Padova del 20 luglio 1598. Cfr. Append. Ili, lett. n. 3, e più oltre. (5) In un articolo di G. B. Giovio su Girolamo Borsieri (Gli nomini della Comasca diocesi antichi e moderni ecc. in «Continuazione al Nuovo Giorn. dei Letterati d’Italia» tomo XXX, Modena, 1785, pag. 97) si legge: «Ebbe amici il celebre Boterò, il quale sottoponeva all’occhio dell’amico le sue opere.... ; così pur fece Giannantonio Magini geografo, cui il Borsieri somministrò notizie per la sua Italia ». Non ho potuto altrimenti controllare questa notizia. (6) Ho descritto altrove questa carta. Cfr. La più antica carta stampata della Lombardia in « Riv. Geogr. Ital. », 1912, fase. III-IV. A complemento di quanto allora scrissi, avverto che, se sulla carta il nome dello stampatore è De Ru-bertis, è tuttavia estremamente probabile che si tratti di Luca Antonio De Hubertis fiorentino, del quale si conoscono parecchie stampe edite a Venezia intorno al 1520. Tra esse un «libro di abaco « del quale la più antica stampa nota è appunto del 1520, ed altre incisioni, talune anche con sigla L. A o L. A. F. Cfr. Kristeller P., Kupferstich und Holzschnitt in vier Jahrhunderten, Berlino, 1905, pagg. 160-61 e 174-75 e Mayger Hind A., Catalognir of early ital. e?igraving preserved.... in thè. British Museum, Londra, 1910, pagg. 209-13. Il Kristeller attribuisce al De Hubertis anche la grande veduta di Firenze che si conserva in un solo esemplare nel Gabinetto delle stampe a Berlino, ma ciò è contraddetto da F. Ehrle, La pianta di Roma di Leo7iardo Bufalini ecc. Roma, 1911, pag. 10-11 nota. Sul De Hubertis ho trovato alcuni