— 60 — perchè non include le regioni limitrofe, e non ha i confini del Ducato, ma per la idrografia e la figurazione dei centri abitati è similissima alla tav. maginiana. Talune divergenze tuttavia vi sono : nella pittura del Danti si trovano alcuni nomi mancanti nel Magini (Chiltuso, Chiaulo, P. di Goriolo a sud e SE di Urbino ; Palino e S. Leon a NO della stessa città; M. S. Maria e Valdorgnano nei pressi di Macerata; il f. Tanego affi, di sin. del Metro ossia Metauro ecc.) ; altri sono scritti in modo diverso, più correttamente di solito in Danti (1). La supposizione più ovvia è, anche in questo caso, che la carta maginiana e la pittura vaticana risalgano ad una fonte comune. Ora è da notare che esiste una terza carta redatta evidentemente sugli stessi materiali : è la “ Ducatus Vrbini nova et exacta descriptio „ che, con la data 1606 e con la dedica di G. B. Vrints a Francesco Maria II della Rovere, si trova nell’edizione italiana (1608) del u Theatrum „ dell’Ortelio (Anversa presso G. B. Vrints). Questa, che è una delle poche carte orteliane dell’ Italia senza nome d’autore, ha la stessa inquadratura del primo abbozzo maginiano, al quale si accosta per molti particolari (2); per altri è più simile alla pittura del Danti, perchè contiene i su ricordati nomi mancanti nel Magini (oltre ad alcuni altri mancanti pure in Danti, come “ Comenio V. „ e “ Romeggio fiume B ad ovest di Macerata), e al Danti si avvicina altresì per la orografia; diversifica poi dalla carta maginiana anche per la delineazione dei confini del Ducato in corrispondenza all’alta valle della Foglia e alla zona tra Foglia e Metauro (3). Ma il fondamento della carta è indubbiamente ancora il medesimo. Nè è da ritenere che il Vrints attinga direttamente al Magini, perchè, anche a parte le su menzionate divergenze, può considerarsi prova sicura in senso negativo il fatto che nell’Atlante orteliano non è menzionato il nome dell’autore, come si fa costantemente quando l’autore è noto. È dunque da concludere che tanto il Magini, nel primo abbozzo, quanto il Danti e il Vrints, attinsero sostanzialmente ad una medesima fonte, una carta ufficiale del Ducato, utilizzando peraltro ciascuno esemplari lievementi differenti (4). Nella redazione definitiva il Magini ha poi completato la carta nelle porzioni periferiche, utilizzando anzitutto per il lembo ovest i materiali per la carta delle Ro-magne, per il lembo est quelli per la carta della Marca d’Ancona, dai quali è desunto quello strano becco formato dalla costa ad est di Senigaglia e Falconara, mancante nell’abbozzo, per il lembo sudovest (alti corsi dell’Arno e del Tevere a monte di Borgo S. Sepolcro) i materiali per la carta del Dominio Fiorentino, ossia, come vedremo, la carta del Buonsignori. L’aggiunta più rilevante, quella della rappresentazione del Contado di Città di Castello con i suoi confini, deriva invece da una fonte speciale. Tale rappresentazione — che ha importato una profonda modificaziane del corso del Tevere, in parte ben discernibile ancora sul rame, e l’aggiunta di molti affluenti e di centri abitati — è sostanzialmente la stessa di quella offertaci dalla pittura “ Perusinus ac Tifernas v del Danti nella Galleria Vaticana (5). Si può pensare al solito all’esistenza di una fonte comune, oppure, in questo caso, anche a derivazione diretta: il Magini, venuto a Roma nel 1597, cioè l’anno dopo aver messo in circolazione l’abbozzo dell’Ur- (1) Ad es. : Baresto (Caresto), Basciocato (Basciocaro), Palazzo di Bheto (P. di Getto), presso S. Angelo in Vado; Ralle V. (Valle V.) a ovest di Fossombrone ecc. (La forma usata dal Danti è tra parentesi). (2) Identica è la rappresentazione dell’alto Tevere, del tutto sommaria e inesatta, che il Magini ha, come si è visto, accresciuto e rettificato nella redazione definitiva. Mancano anche nella carta del Vrints i torrenti tra Marecchia e Foglia, le località del Riminese aggiunte poi dal Magini ecc. (3) Il confine corre per un tratto lungo il Mutino affi, di sin. della Foglia, che manca del tutto nel Magini (la pittura del Danti ha il fiume senza nome) ; più a monte passa tra il Sasso di Simone e il Sasso di Simoncello, messi bene in evidenza dal Vrints, mentre il Magini li indica come due abitati. Si noti poi che alle sorg. del Cesano la carta del Vrints ha scambiati di posto fra loro M. Aiatl e Belise (oggi Bellisio), errore che si ripete nella pittura del Danti ; la tavola del Magini ha invece le situazioni esatte. (4) La derivazione da una carta di carattere Officiale è dimostata anche da taluni particolari del disegno, p. es. dalla indicazione di due bar chi, o riserve di caccia ducale. Uno di essi è menzionato anche da Leandro Alberti, Descrittimi cit., cc. 290 R. (5) Tale pittura, per quanto concerne l’agro tifernate, è peraltro molto restaurata, ed ai restauri si debbono alcune divergenze dal Magini.