— 73 — al 1602. 11 disegno di queste due tavole va posto dunque fra il 1602 e il 1604, l’incisione nel 1607. Nessuna delle due carte presenta poi tracce di correzioni sul rame. La carta generale dello u Stato della Chiesa „ (tav. 32) costituisce, come si rileva anche dall’indice, la carta d’insieme per le quindici successive, cioè, oltre che per il Dominio pontificio, anche per la Toscana (salvo il Lucchese, rappresentato solo in parte) e il ducato di Urbino; è dunque in sostanza una carta dell’Italia centrale; essa porta la firma di Beniamino Wright, e fu pur essa eseguita con tutta probabilità nel 1607, poiché, come si è visto altrove, nel 1606 non era ancora incisa, mentre senza dubbio era ultimata nel marzo 1608, allorché il Wright metteva mano alla grande carta generale dell’ Italia, che è logicamente posteriore a quella dello Stato Ecclesiastico. Come carta d’insieme, essa presenta una notevole semplificazione, così nell’orografia e nell’ idrografia, come nella quantità dei centri abitati, ma del resto non si diversifica dalle singole carte, salvo in una ristretta zona, tra il medio Tevere, il Nera e il Topino. In questa area, che nella tav. principale n. 40 (Umbria) è molto tormentata da raschiature e correzioni sul rame, la carta d’insieme ci offre parecchi centri — C. Nuovo, Asignano, S. Silvestro, Palazzo, S. M. in Pantano, Acquasparte, Matta-rela, Maiano, ecc. mancanti nella tav. 40; inoltre anche la rappresentazione del corso del Tevere e dei suoi affluenti di sinistra è notevolmente differente. E verosimile che il Magini ricevesse altri materiali per questa parte dell’ Umbria, quando già la tav. 40, incisa e più volte ricorretta, non si poteva ormai più modificare. Del resto tutte le altre correzioni fatte sui rami delle carte parziali si trovano ab origine nella tavola d’insieme. Si può osservare che in questa, la scelta dei centri abitati non fu sempre fatta col miglior discernimento e che anche l’omissione di alcuni particolari idrografici (p. es. dei laghi costieri pontini) non appare giustificata. Non mancano errori di trascrizione: Alviso per Alvito, Ferretino per Ferentino, Bagnarca per Bagnarea, C. Guistardo per C. Guiscardo ecc. I confini territoriali sono tracciati in due modi diversi : con doppia linea punteggiata quelli tra stato e stato, con linea semplice a puntini quelli riferentisi alla divisione in province dello Stato Ecclesiastico ; i tracciati non differiscon tuttavia da quelli delle carte speciali, salvo in qualche particolare : p. es. nelle tav. 41 e 44 il confine tra il Patrimonio e il Ducato di Castro traversa il lago di Bolsena, mentre nella nostra carta d’insieme fiancheggia la sponda orientale, lasciando perciò l’intero lago al Ducato. Torneremo su questa carta più avanti, nel Cap. V. § 20. Le carte del Reame di Napoli. — Del Reame di Napoli il Magini ci offre una carta d’ insieme e undici carte speciali; una carta delle isole Tremiti, ch’egli aveva meditato di fare e forse anche fatta incidere (1), non compare nella redazione definitiva dell’Atlante e non si trova più. Della carta dell’ is. d’Ischia (tav. 59), ci occuperemo insieme con quelle delle altre isole italiane. La carta dell’Abruzzo Ultra (tav. 50, cm. 45.7 X 34.2) sta a sè ed è un di più, poiché la tav. precedente comprende entrambi gli Abruzzi. In effetto questa tav. 50 non è, come altrove notai (2), che una derivazione pura e semplice, anzi alquanto peggiorata, della Carta dell’Abruzzo Ulteriore di Natale Bonifazi (1587) e risale probabilmente ad un’epoca nella quale il Magini pensava di servirsi, per questa parte d’Italia, di materiali a stampa; certo è anteriore al 1597 e forse è, insieme col Vicentino e con la prima redazione del Bolognese, tra le più antiche carte della Raccolta, appartenenti al periodo in cui il Magini non manifesta ancora la preoccupazione di curare la continuità coi territori contermini a quello rappresentato. Doveva essere esclusa dalla Raccolta definitiva, nella (1) Cfr. indietro pag. 17. (2) Cfr. il mio Primo Saggio storico di cartografia abruzzese, in « Riv. Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti» 1912, fase. III-IV. Quivi io ammisi che il Magini si servisse della riproduzione orteliana della carta del Bonifazi (che figura, in effetto, nel « Theatrum » dell’ Ortelio a partire dalla edizione 1601), ma oggi ritengo sicuro che egli avesse invece sott’occhio la carta originale del Bonifazi.