— 103 — \ che Ticone aveva calcolato per Roma la lat, 41° 54’, valore coincidente con quello calcolato nel 1583 da Egnazio Danti e presso che esatto; questo è anche sensibilmente il valore posto a base delle carte maginiane (veramente 41° 53’). Per tutta l’Italia settentrionale e per gran parte della centrale, ossia per i gruppi più antichi di carte maginiane, noi troviamo coincidenze notevoli e certo non fortuite tra i valori del Magini e quelli di Mercator, che è proprio il geografo cui il Magini tributa maggior lode, colui del quale più tardi dichiarava di averlo preferito a tutti gli altri appunto per la esattezza delle coordinate poste a base delle tavole di tutto il mondo ; frase questa che si deve necessariamente riferire all'Atlas di Mercator apparso nel 1595, e che l’astronomo padovano può aver avuto nelle mani qualche anno dopo, cioè proprio nel periodo critico nel quale si occupava di fissare la rete delle coordinate per l’Italia (1). Ora ad es. per Venezia Mercator dh lat. 45° 20’ nelle carte speciali, 45° 23’ (o 24°) nella generale d’Italia, e long. 34° 50; Magini dà lat. 45° 22’ (o 45° 21’) e long. 34° 50’ (o51’). Perle longitudini abbiamo ancora, come si rileva dall’annessa tavola, coincidenze sensibili tra Mercator e Magini, ad esempio per Nizza, Bologna, Ravenna, M. Argen-taro, e in genere per tutta la costa tra Spezia e Civitavecchia ; per le latitudini, coincidenze sensibili per Ferrara, M. Argentalo, Perugia, Trieste ecc. Quanto a Roma, che con Venezia sembra aver costituito per il Magini la principal linea di base per il disegno dell’ Italia settentrionale e centrale, il Magini accetta il valore di Danti e Ticone a preferenza che quello mercatoriano per la latitudine, mentre per la longitudine assume un valore intermedio tra quello mercatoriano e quello gastaldino, più vicino al vero. La divergenza tra il Magini e Mercator, le cui carte quegli aveva certamente sott’occhio mentre compiva il suo lavoro, derivano, specialmente per le longitudini, per le quali mancavano altre basi e mezzi di controllo, dalla necessità di tener conto delle posizioni relative di un luogo rispetto ad un altro, quali risultavano dalle carte che servivan di fonte al Magini, ed eziandio dal bisogno di curare la continuità fra le carte stesse. Così ad es. per Milano, che è presso a poco alla stessa latitudine di Venezia, tutti i valori di lat. che il Magini poteva trovare davano una posizione troppo meridionale rispetto a Venezia (un grado circa di diff. in Gast. ; tre quarti in Mercator) ; egli non poteva fare a meno di accorgersi di ciò nello stabilire la continuità fra le carte del Veneto e quelle della Lombardia ; da ciò la posizione assai più settentrionale da lui attribuita a Milano così nelle carte speciali della Lombardia, come pure in quella generale del Veneto. Lo stesso vale anche per la long, di Milano. Anche il valore corrente per la long, di Torino, che era 29° 30’ (Gast., Mere. ; è anche il valore dell’ elenco nelle Ephemerìdes maginiane), dava a questa città una situazione troppo occidentale, e ciò non poteva sfuggire al Magini, che riduce l’errore a meno della metà, certo tenendo conto dei dati di distanza e direzione, quali poteva desumere dalle sue carte. Ragioni analoghe debbono aver indotto il Magini ad attribuire a Genova una situazione più settentrionale e soprattutto più orientale di quella di qualsiasi dei suoi predecessori, avvicinandosi così ai valori di lat. e long, determinati da Domenico Ceva e che forse conobbe (2). E con ogni probabilità la stessa spiegazione si deve dare alla modificazione delle coordinate per Bologna, che nella prima redazione del 1595 ha lat. 44° 21’ e long. 33° 49’, nella seconda del 1599 e poi sempre in seguito lat. 44° 12’ e long. 34° ; tale modificazione non costituisce infatti in sostanza un miglioramento, nè è dovuta ad osservazioni fatte nell’ intervallo dal Magini o da altri, ma sì dall’aver ridotto il disegno “ in miglior positura et continua-tione con li stati vicini „, per dirla con le parole stesse del Magini (3), le quali sembra (1) Le tavole mercatoriane dell* Italia erano peraltro apparse, con quelle della Sclavonia, Grecia ecc. fin dal 1589, ma non pare che il Magini conoscesse questa edizione parziale. In essa, come si sa, le carte d’Italia sono tuttavia identiche a quelle dell’Atlas. (2) Cfr. indietro pag. 29-30. (3) Si leggono nella dedica della seconda redazione della carta del Bolognese.