— 82 — In conclusione anche questa tavola maginiana è da annoverare fra quelle derivanti da una fonte ufficiale, che rappresentava perciò quanto di meglio potevasi avere in quel tempo (1). Intorno alla piccola carta dell’isola d’Elba (tav. 45; cm. 22X16.5) il Magini non ci ha lasciato nessuna notizia, nè diretta, nè indiretta. Ma, quanto all’epoca della redazione, si può notare che la carta deve essere anteriore a quella del “ Territorio di Siena „, perchè in quest’ultima si ha una riproduzione dell’Elba derivante dal disegno speciale, solo un po’ rimpicciolito ; richiamando quanto si è detto altrove sulle due carte del Fiorentino e del Senese, si può ritenere che anche la cartina dell’Elba sia da ascriversi al periodo 1597-1600, con preferenza per il 1598. L’ unica carta a stampa che io conosca dell’ Elba è un’ anonima, che si trova, in varie riproduzioni pochissimo diverse, presso che in tutte le così dette Raccolte La-freri: incisa in rame, misura cm. 25X^9, ed è molto rozza ed inesatta; non porta di solito neppure il nome dello stampatore, ma solo una breve leggenda latina in alto a sinistra; ne esistono però derivazioni con la scritta Ferando Berteli e la data Ve-netiis 1568, altre a firma G. F. Camocio in Venezia. La carta maginiana è molto superiore a questa stampa, sebbene il disegno del contorno, per le esagerate dimensioni delle sporgenze maggiori, si discosti assai da quello di una carta moderna. Del resto la nostra carta è identica, per tutti gli elementi cartografici, alla pittura vaticana di Egnazio Danti, che è una delle meglio conservate di tutta la Galleria. Danti ha solo due o tre nomi in più ; del resto l’identità è così perfetta, sia pel contorno, sia per il rilievo, sia per la situazione, nomenclatura e grafia dei centri abitati, sia per altri particolari (posizione e figurazione degli scogli costieri, forma e disegno di Cosmopolis), che è lecito di ritenere che il Magini, durante la sua permanenza a Roma nell’estate del 1597, abbia copiato esattamente il disegno dantiano. Come la pittura dantiana, anche la carta del Magini è priva di coordinate, ma la posizione dell’ isola risulta dalla tav. 44. Non ha traccia di correzioni sul rame. La dedica fu probabilmente aggiunta in seguito, forse da Fabio Magini. § 22. La carta della Sardegna. — Al contrario che per la Corsica, per la Sardegna, la cartografia del Cinquecento è molto povera di prodotti, e questi sono di scarso valore. Io conosco tuttavia cinque tipi diversi di carte della Sardegna di questo secolo : 1°) La carta della Sardegna che accompagna la Sardimae brevis historia et descriptio per Sigismundum Arquer calaritavum, inserita nella “ Cosmographia „ di Sebastiano Münster sino dalla prima edizione del 1541. Questa carta, incisa in legno, misurante cm. lS'/zX^1/^» Per quanto molto rozza, è forse la migliore tra tutte le carte speciali relative all’ Italia contenute nell’opera miinsteriana. L’autore è un dotto Cagliaritano, che morì vittima dell’inquisizione, arso nel 1571 a Toledo, perchè sospetto di luteranismo. Oltre alla descrizione ed alla carta dell’isola, egli delineò anche una buona pianta di Cagliari. Carta e descrizione non si conoscono se non a traverso la riproduzione miinsteriana, dalla quale poi derivano edizioni posteriori (2). 2°) La carta della Sardegna nelle Isole appartenenti all' Italia di Leandro Alberti (edizioni 1567 e successive; cfr. pag. 79, nota 3), incisa in legno e misurante (1) Anche la pittura di Egnazio Danti nella Galleria Vaticana deriva probabilmente da una fonte ufficiale. Il disegno generale del contorno è buono, anzi può parere migliore anche di quello maginiano, al quale nuoce un poco l’esagerazione, già rilevata, delle frastagliature costiere ; migliore è senza dubbio in Danti la figura della penisoletta di C. Corso. Per ciò che concerne 1* idrografia, Danti ha un solo lago centrale, dal quale escono tre fiumi, che sono certamente gli stessi del Magini (solo il Golo è nominato). Ma il percorso di questi e degli altri fiumi dell* isola è diverso che in Mag. La pittura del Danti è poi molto più povera di centri abitati, e in genere di nomi di località, ma ne ha pur molti che mancano al Mag. Mariana e S. Pietro di Nebio appaiono ancora in piedi; invece Accia è indicata come distrutta. (2) La descrizione della Sardegna dell’Arquer, nella maggior parte delle edizioni della Cosmographia miinsteriana è mutilata, per opera della censura ecclesiastica, di alcuni periodi riguardanti la Inquisizione sarda, la vita del clero ecc. Si trova integra nell’edizione di Basilea 1554 (pag. 242-50). Sull'Arquer cfr. Manzi L., Sigismondo Arquer geografo e storico del secolo XVI, Cagliari, 1890. La descrizione della Sardegna fu ristampata dal Muratori nelle Antiquitates Ital. M. Aevi ad Sardiniam spectantes (Milano, 174°) e P°* di nuovo a Torino nel 1788 dal testo münsteriano integro, con la riproduzione della carta. Del tutto inesatto è quanto su di essa scrive P. Logoluso, Su la « Descriptio Italiae » di Seb. Münster, Trani, 1906, pagg. 57-68. t