Capitolo Terzo. COMPOSIZIONE E CRONOLOGIA DELLE CARTE COSTITUENTI L’« ITALIA» § 1. La raccolta dei materiali originali. — L’Atlante d’Italia che il Magini non arrivò a dare in luce personalmente, fu pubblicato solo circa tre anni dopo la sua morte (11 febbraio 1617) dal figlio Fabio. Ma occorre subito avvertire che, contrariamente a quanto molti hanno creduto e scritto, Fabio non ebbe alcuna parte nella esecuzione dell’opera e nemmeno contribuì a rivederla o integrarla dopo la morte del padre; a quella data egli non aveva neppur quindici anni(l) e morì certamente prima del 1625, senza dunque compir neppure ventitré anni (2). Dalla stessa lettera dedicatoria al Principe Gonzaga si rileva del resto che Fabio non aveva potuto far nulla per colmare le lacune rimaste nell'opera ; il suo intervento si limita all’aggiunta od alla modificazione di qualche dedica sulle carte, e nulla più. G. A. Magini lavorò da solo alla grande impresa, alla quale, con scrupolosa diligenza e con mirabile perseveranza, attese per circa ventidue anni ; dacché, come vedremo, egli cominciò ad occuparsene prima ancora di aver messa fuori l’edizione della “ Geografia „ tolemaica. Delle laboriosissime cure, della attenzione continua, ond’egli circondò questo lavoro, che negli ultimi anni della sua vita considerò, e a buon dritto, come il suo massimo, noi raccoglieremo in seguito numerose prove ; qui occorre anzitutto far cenno dei mezzi dei quali si servì per la raccolta dei materiali, e del modo come procedette la lunghissima elaborazione (3). Quanto ai mezzi, é ovvio — e risulta del resto da diverse testimonianze ed allegazioni — ch’egli ebbe conoscenza di tutto il materiale cartografico a stampa relativo all’ Italia e senza dubbio se ne servì, specialmente quando altri elementi gli vennero a difettare; ma ciò ch’egli soprattutto si preoccupò di ricercare, fu il materiale inedito, esistente sia presso governi, sia presso privati. Di ciascuno dei territori da rappresentare, egli cercava di avere almeno due rappresentazioni, da poter mettere a confronto ; oltre che di materiali cartografici, si valeva di elenchi di nomi locali, di dati statistici, di indicazioni varie desunte da opere a stampa o avute in comunicazione da conoscenti o da persone pratiche dei singoli paesi. Per ottenere i disegni dai diversi governi italiani, si valse dell’appoggio dei duchi di Mantova, con i quali fu, come si (1) Ciò si rileva dalla lettera con la quale Fabio medesimo, in data 14 febbraio 1617, annunzia al Duca di Mantova la morte del padre. È pubblicata nell’Appendice III, Lett. n. 12. (2) Da una lettera di Suor Angela Renata Magini al Principe Gonzaga in data 2 marzo 1625 si rileva che dei figli d! G. Antonio era allora rimasto solo un Francesco di 14 anni. Anche Fabio era dunque morto a quell’epoca. (3) Si avverte qui, una volta per sempre, che la fonte principale per le notizie intorno alla composizione ed elaborazione della grande opera è il Magini stesso, il quale volentieri ne parla, sia in prefazione ad altre sue opere, sia in lettere private. Le più importanti di queste, provenienti dall’Archivio Malvezzi di Bologna, furono pubblicate dal Favaro nell’opera più volte citata ; altre si conservano nell’Archivio di Stato di Mantova (rubrica E, XXX, 3), e di queste il Favaro ne ha pubblicato solo alcune. Le più importanti per l’argomento che ci interessa, in parte inedite, sono riprodotte nel-l’Appendice III insieme ad una importantissima, pure inedita, esistente nell’Ambrosiana di Milano ; di altre si riproducono brani. Salvo diversa indicazione, le lettere menzionate provengono sempre dall’Archivio di Mantova, rubrica citata.