- 76 - posso più ritenere per sicuro, come altra volta ammisi (1), che essa non sia mai esistita, perchè la trovo menzionata, in una con la carta del Magini, dal diligentissimo Luca Holstenio (2). Comunque, la delineazione originale è da ritenersi purtroppo perduta. A noi rimangono una carta generale del Regno di Napoli, misurante cm. 69.2 X 40.3 e dodici cartine delle singole province — tutte a un dipresso dello stesso formato (circa cm. 51 X 36) e alla stessa scala e perciò formanti nell’ insieme una carta unica — manoscritte, a colori, con la firma “Mario Cartaro F. 1613 „, conservate in un volumetto della Biblioteca Nazionale di Napoli. La data tarda, e meglio altri caratteri già altrove segnalati, ci attestano che si tratta di una copia o comunque di una derivazione. Una derivazione ancor posteriore ci è offerta da un Atlantino della Biblioteca Barberiniana di Roma contenente le dodici cartine delle province, con la sigla P. C. e la data 1625, presso a poco identiche alle napoletane, e una carta d’insieme, con la stessa sigla e firma, ma notevolmente diversa dalla corrispondente napoletana. Io sospetto che P. C. siano le iniziali di Paolo Cartaro, forse figlio di Mario, le cui carte manoscritte sono ricordate dall’ Holstenio (3). La rappresentazione deli’Italia meridionale offertaci dalle dodici cartine costituisce sotto ogni riguardo e per ogni elemento un progresso così enorme rispetto a tutti i prodotti precedenti, che non trova spiegazione se non, appunto, nella considerazione che si tratta lavoro eseguito in lungo periodo di tempo, da persone di particolare competenza, e per incarico governativo. Ora è certo che il Magini ebbe sott’occhio i materiali derivanti da questo lavoro così pregevole. Come in altro lavoro ho dimostrato, ce ne danno la sicurezza — per tutte le carte maginiane, tranne quella della Terra d’Otranto, della quale diremo poi — la grandissima somiglianza con l’Atlantino napoletano del Cartaro, sia nel disegno dei contorni, sia nella rete idrografica fondamentale, i due elementi pei quali appunto il progresso rispetto a qualunque prodotto precedente appare più evidente. Non insistiamo nel rilevare le analogie, rimandando all’esame fatto nel lavoro più volte citato. Anche per il rilievo vi sono somiglianze sostanziali nella rappresentazione della catena principale appenninica, la quale peraltro nell’Abruzzo passa ad est del Fucino nella carta del Magini, mentre nell’Atlantino del Cartaro corre ad ovest. La forma e la rappresentazione dei principali bacini lacustri è pure comune. La rappresentazione maginiana è tuttavia, per gli elementi finora esaminati, più ricca e più completa. Figurano infatti nel Magini alcuni corsi d’acqua minori o affluenti di secondaria importanza, che l’Atlantino napoletano non ha; soprattutto sono aggiunti moltissimi nomi di fiumi (affluenti di fiumi adriatici, fiumare calabresi ecc.), qualche nome è anche mutato (Salandrella per Scanzana; Coleneto per Vlmo ecc.). Anche alcuni pochi bacini lacustri (lago di Barisciano; 1. di Matrone e 1. S. Genito nella Catena Costiera di Calabria) mancano nell’Atlantino di Napoli. Il rilievo è pur esso più completo nel Magini, sebbene non presenti molti elementi nuovi (4) ; appaiono alcuni nomi orografici mancanti nell’Atlantino del Cartaro (Veliino, M. Cauallo, Se-rino M.), altri sono indicati come abitati (La Duchessa, Sirenta, Lameta, Morrone ecc.). Quanto ai centri abitati, qui si rileva ancor più la superiorità del Magini ; questi offre infatti una rappresentazione copiosissima e in genere anche molto esatta; l’Atlantino napoletano ha un molto minor numero di centri, specialmente in talune regioni (Calabria interna, Basilicata, ecc.), ma quelli che sono comuni hanno iden- (1) Cfr. Studi storici cit., loc. cit. (2) Lucae Holstenji, A?motationes in Italiani antiquam Cluverii. Romae typis Jacobi Dagondelli, 1666. A pag. 287, a proposito di Capo della Foresta, scrive: «Ita in tabulis nauticis Hollandorum vocatur, sed puto ex mala pronun-ciatione vocabulorum peregrinorum ; in optimis cartis Marii Cartari, Magini et mss. Pauli Cartari C. Lanfrescho vocatur». (3) Si è veduto nella nota precedente che l’Holstenio conosceva delle carte manoscritte del Regno di Napoli di Paolo Cartaro. Ora in un passo precedente della stessa opera (pag. 281) l’Holstenio scrive: «ex optimis tabulis manuscriptis Emitt. Card. Barberini ubi itinerum ductus per Regnum Napolitanum accurate exprimuntur ».... e con questa frase allude quasi certo al nostro Atlantino Barberiniano, ove sono appunto delineate accuratamente anche le strade. E allora è da sospettare che allo stesso atlantino firmato P. C. alluda anche nel passo citato a nota prec., quando nomina le carte manoscritte di Paolo Cartaro. (4) Cfr. Studi storici di cartogr. nafolet. già cit., Parte II, pag. 56.