— 147 — Mercator ; la nomenclatura è profondamente diversa e accusa la utilizzazione, da parte di Mercator, di carte non italiane. Per la catena appenninica, le due rappresentazioni mercato-riana e maginiana all’incirca si equivalgono; il Mercator aggiunge l'indicazione di alcune diramazioni, spesso a percorso del tutto arbitrario. Al di fuori di queste diramazioni e di qualche altro gruppo montuoso isolato (Gargano ecc.), il Mercator null’altro aggiunge, sicché, fuor dalle catene principali, r.on vi è alcuna distinzione tra regioni pianeggianti e montuose ; distinzione che invece il Magini ha tentato di fare, così nella carta generale del 1608 come nelle regional5, con una figurazione orografica, che potremmo dire accessoria, la quale, se non ha valore nei particolari, raggiunge tuttavia, come altrove si è detto, l'intento di differenziare ad es. le zone montuose e collinose delle Prealpi o del Subappennino, dalla pianura padano-veneta o dai piani litoranei ecc. Per tutti gli altri elementi della rappresentazione cartografica, Mercator resta pur molto al disotto del Magini. Per l’idrografia anche la carta generale maginiana del 1608 (per non parlare delle carte regionali e speciali) è spesso più ricca della mercatoriana — che è pure a scala più grande — quasi sempre più esatta, soprattutto per la Italia meridionale, ma anche per l’Emilia (Bolognese, Ferrarese), per la Toscana, pel Veneto. Anche la forma e le dimensioni dei laghi, così alpini (si confrontino 5 laghi Maggiore e di Garda) come appenninici (si vegga il Fucino), è di gran lunga migliore nel Magini. Per la figurazione dei centri abitati, la carta mercatoriana è assai ineguale : qui anzi soprattutto si rivela il diverso valore dei materiali dei quali il Mercator si serviva. Molto ricca di centri pel Piemonte, la Liguria (specie la parte di Ponente), il Bresciano, il Cre-masco, il Senese ecc., è molto povera pel Modenese, il Reggiano, il Bolognese, l’alto Milanese, il Bergamasco, e anche per le parti interne dell’Umbria, delle Marche, per la Campania ecc. L’abilità del cartografo non è riuscita a nascondere la disformità delle fonti. La caria maginiana del 1608 è in complesso molto più omogenea, per quanto non del tutto esente da disarmonie: appare chiaro che la sintesi maginiana deriva da un insieme molto più copioso di dati e di materiali, tra i quali fu possibile fare una scelta più uniforme. Infine è da notare come nella carta mercatoriana manchino del tutto i confini territo--riali. Il lavoro, paziente, accuratissimo, che, come si è visto, il Magini fece per procurarsi i dati sulle confinazioni dei maggiori e minori stati e domini italiani, non fecero nè il Mercator, nè alcun altro dei cartografi precedenti e successivi : sotto questo riguardo le carte magi-niane non hanno alcun riscontro in carte precedenti; e, quanto a carte posteriori, come quella del Greuter e altre, esse si valsero larghissimamente della fatica fatta dal Magini, correggendo e modificando le confinazioni a seconda delle mutazioni politiche, introducendo anche nuovi elementi ; ma nessuno ebbe a rifare ex novo il lavoro fatto dal cartografo padovano, al quale spetta pertanto il merito di averci dato la prima carta politico-amministrativa particolareggiata dell’Italia. L’edizione italiana del “ Theatrum orbis terrarum , dell’Ortelio, che sappiamo curata da Filippo Pigafetta e da G. B. Vrints (1), può essere messa a conforto con l’opera maginiana, non per quanto concerne la carta generale delPItalia, che è una riduzione della gastaldii a, ma per la raccolta di carte regionali. Ma si nota subito che la raccolta orteliana è estremamente disforme. Alcune parti d’Italia non sono affatto rappresentate. Del Dominio Veneto, pel quale le carte regionali sono tuttavia più numerose, mancano il Bellunese col Feltrino e il Cadorino, l’Istria e il Territorio di Trento : il Polesine trova posto solo parzialmente nella piccola carta del Rodigino di G. Bonifacio (2). Mancano il Mantovano ed il Modenese. Più gravi lacune troviamo per l’Italia centrale e meridionale. Dell’Umbria si ha solo il Perugino, derivante dalla carta del Danti, del Lazio odierno solo il territorio circostante a Roma, derivazione indiretta della famosa carta Della Volpaia (3) ; delle provincie napoletane, all’infuori della carta generale del Regno derivante dalla ligoriana, solamente l'Abruzzo Ultra, la Puglia e la Calabria (4). Viceversa vi sono regioni rappresentate più volte: così del Friuli, accanto alla maggior carta, che inizia la serie delle carte regionali italiane, ve ne è una più piccola e peggiore nella tavola contenente anche il Lago di Como e il Territorio romano; la Liguria appare, con rappresentazioni sempre diverse, oltre che nella carta speciale del Vrints, anche in gran parte nel Piemonte gastaldino e per intero nel Milanese del Settala. La ragione delle lacune sta in ciò che l’Ortelio ed i suoi continuatori si servirono quasi (1) La parte avuta dal Pigafetta, il quale non si limitò soltanto a tradurre il testo, non è ancora a pieno illustrata ; cfr. su di essa Bertolinl G. L., Su l’edizione italiana dell' Ortelio, già cit. Del Pigafetta è la carta del Vicentino, come pure, a mio avviso, la descrizione che l’accompagna. 11 Vrints, l’editore di Anversa, aggiunse alcune carte nuove cioè, oltre al Vicentino, il Bolognese, il Ferrarese e il Due. di Urbino, per le quali forse i materiali furono forniti dal Pigafetta stesso ; egli era però già morto nel 1608, quando vide la luce questa edizione italiana del Theatrwn orteliano. (2) Cfr. indietro cap. IV, § IO. (3) Cap. indietro cap. IV, § 19. (4) Sono riproduzioni rispettivamente delle carte di N. Bonifazi, del Gastaldi e del Parisio.